PERUGIA – Eseguite cinque misure cautelari personali per ipotesi corruttive e turbata libertà degli incanti nel settore degli appalti pubblici: nel mirino anche un amministratore di società di Chiusi, in provincia di Siena.
Oggi (19 settembre) i finanzieri del comando provinciale di Perugia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di alcune misure emesse dal Gip del Tribunale del capoluogo umbro.
Arresti domiciliari nei confronti di due funzionari pubblici, dipendenti, rispettivamente, della Provincia di Perugia e del Consorzio Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia e di un soggetto residente a Chiusi, amministratore di una Srl con sede in Città della Pieve; obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria nei confronti di un geometra residente a Ficulle; divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione nei confronti del titolare di una ditta individuale con sede a Perugia.
I reati per i quali si procede sono quelli di corruzione, falso ideologico indotto e turbata libertà degli incanti contestati, a vario titolo, ai destinatari delle misure.
L’indagine ha preso avvio a seguito della denuncia di un professionista al quale era stato richiesto, da parte di un intermediario, una somma di denaro in cambio dell’offerta di affidamento di un lavoro di progettazione pubblicato dalla Provincia di Perugia. Grazie alla citata denuncia sono state avviate approfondite indagini, delegate al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia, che hanno consentito di delineare gravi elementi indiziari in ordine ad uno stratificato sistema di accordi e di favori tra imprenditori e pubblici ufficiali del territorio perugino, riguardanti le procedure di affidamento dei lavori per la realizzazione di opere pubbliche.
Sono emerse, infatti, diverse circostanze indiziarie di tali intese che, al di là delle modalità di selezione del contraente di volta in volta prescelte, pur se apparentemente rispettose dei criteri normativi previsti, avrebbero consentito di aggirare la vigente legislazione in materia di appalti, determinando l’illegittima aggiudicazione di lavori pubblici. In particolare, oggetto di investigazione è stata la gara pubblica per la ricostruzione spondale del fiume Chiani nel Comune di Monteleone di Orvieto, del valore di 963.800 euro, indetta dal Consorzio Bonifica Val di Chiana Romana e Val di Paglia.
In tale contesto, sono emersi gravi elementi indiziari della rivelazione anticipata, da parte del dipendente pubblico del Consorzio, a favore dell’amministratore di una società con sede in Città delle Pieve, di informazioni riservate concernenti il giorno e l’ora della pubblicazione, sulla piattaforma telematica dedicata, della indagine di mercato per la realizzazione delle suddette opere.
Tali informazioni sono risultate determinanti ai fini dell’aggiudicazione, in quanto il bando prevedeva che l’affidatario dei lavori venisse individuato in base all’offerta più vantaggiosa presentata da uno dei primi 10 soggetti che avessero manifestato in via telematica il proprio interesse allo svolgimento dei lavori.
Una volta ottenute le predette informazioni, il menzionato amministratore della società, con il supporto e il contributo di un professionista suo collaboratore, le avrebbe condivise con altri sette imprenditori ed avrebbe quindi concordato con costoro i tempi di presentazione delle offerte e l’ammontare dei rispettivi ribassi.
All’esito della gara, i lavori sono stati affidati ad uno degli imprenditori del cartello, che – attraverso un successivo contratto di subappalto – lo ha affidato all’imprenditore di Città della Pieve, beneficiario della rivelazione originaria delle informazioni. In sostanza, la scelta del contraente sarebbe stata determinata grazie alle intese tra gli imprenditori e in maniera del tutto confliggente con la regolarità della procedura e le finalità dell’interesse pubblico sottese alla stessa.
Tale modus operandi, connotato da una complessa estratificata compartecipazione di più soggetti a diversi livelli, è emerso anche grazie a specifiche attività investigative quali intercettazioni telefoniche e telematiche, ovvero localizzatori Gps. La ricostruzione proposta dall’ufficio sul punto è stata integralmente condivisa dal Gip che nell’ordinanza cautelare ha espressamente scritto che “non vi è dubbio che vi sia stata la collusione volta al turbamento della gara… “. ritenendo, altresì, che “le modalità e le circostanze dei fatti reato… denotano una spiccata pericolosità sociale degli indagati certamente tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi”.
In un’altra circostanza, i finanzieri hanno ricostruito, in tutti gli elementi essenziali, l’accordo illecito tra l’amministratore della già citata società con sede a Città della Pieve e un pubblico ufficiale in servizio alla Provincia di Perugia. Il patto aveva ad oggetto l’individuazione di una società prestanome a cui assegnare solo formalmente i lavori sulla provinciale 300/1 di Porto del valore di circa 14mila euro, al fine di poter aggiudicare il successivo e più remunerativo lavoro sulle provinciale 308/3 di Cittàdella Pieve, provinciale 318/4 di Pila e provinciale 344/1 di Castel del Piano, del valore di oltre 100mila euro allo stesso imprenditore, in spregio del principio di rotazione normativamente previsto.
Le indagini, in particolare, grazie alle intercettazioni hanno raccolto solidi elementi indiziari, dell’accordo verbale tra le parti, consentendo, poi, di accertare che tutti i successivi contatti tra il pubblico ufficiale e gli affidatari dei lavori (formale ed effettivo) erano avvenuti ben prima che le procedure di individuazione del committente fossero state operate mediante le piattaforme digitali certificate, che quindi le procedure erano state di fatto fittiziamente svolte per legittimare solamente dal punto di vista formale la procedura.
Più nel dettaglio, il funzionario pubblico avrebbe interloquito con l’amministratore della SRL e con il già citato professionista suo collaboratore, dando per scontate le relative, future assegnazioni dei lavori. Anche il costo delle opere, che avrebbe dovuto essere quantificato dall’ente appaltante, in realtà sarebbe stato determinato sulla base di un computo metrico di fatto realizzato dall’imprenditore indagato unitamente al professionista, suo collaboratore.
I mirati servizi di osservazione eseguiti dalla polizia giudiziaria hanno consentito di accertare, peraltro, l’illegittima presenza dei lavoratori dipendenti della Srl di Città della Pieve nel cantiere per la realizzazione dei lavori sulla provinciale 300/1 di Porto, solo formalmente affidati ad altra impresa.
Infine, mediante le intercettazioni, è stato possibile ricostruire una delle modalità utilizzate per trasferire somme di denaro dalla società formalmente aggiudicataria dell’appalto in favore dell’imprenditore indagato che ha effettivamente realizzato i lavori e cioè mediante la predisposizione di false fatturazioni attestanti li noleggio di mezzi, di fatto mai avvenuto.
Gli accordi determinanti per l’assegnazione arbitraria degliappalti, in uno specifico caso, sono stati anche oggetto di video-riprese: il titolare di una ditta individuale con sede in Perugia ha consegnato, a Magione nell’edificio della Provincia di Perugia, una busta al sopra citato funzionario della Provincia, in cambio di una promessa verbale per l’affidamento diretto di un lavoro.
In tale frangente, l’imprenditore è stato colto nell’atto di estrarre dalla tasca sinistra della sua giacca una busta che ha consegnato al pubblico ufficiale, pronunciando la frase “questo è bono”.
L’omessa verifica del contenuto, la mancata richiesta di spiegazionie il frettoloso inserimento della busta nella tasca dei pantaloni hanno portato gli investigatori a ritenere plausibile che il contenuto della busta potesse essere denaro o un’altra prebenda.
Infatti, il giorno successivo alle attività di perquisizioni effettuate in sede di notifica dell’invito per rendere l’interrogatorio preventivo – il citato pubblico ufficiale ha esibito alla polizia giudiziaria il contenuto della summenzionata busta, consistente in buoni carburante del valore complessivo di 400 euro, che sono stati sottoposti a sequestro probatorio.