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Traffico internazionale droga, 40 arresti. In manette anche in Toscana.
Maxi operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cagliari e della Compagnia di Quartu Sant’Elena dalle prime ore di lunedì 20 novembre. Maxi operazione con oltre 300 militari impegnati insieme a reparti territoriali e specializzati e il supporto della direzione centrale per i servizi antidroga che ha portato all’esecuzione di 40 arresti in Toscana, Liguria, Emilia Romagna e Abruzzo per associazione finalizzata al traffico internazionale di droga. I provvedimenti sono stati richiesti dalla Dda cagliaritana ed emessi dal Gip.
Perquisizioni nei confronti dei destinatari dei provvedimenti e di altri soggetti, risultati vicini al gruppo criminale. Maxi operazione denominata ‘Family and Friends‘ con cui è stata smantellata una organizzazione criminale italo-albanese operante in Sardegna con ramificazioni anche in Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. Al vertice del gruppo criminale un uomo di Quartu Sant’Elena che gestiva i rapporti con la Spagna per l’importazione di hashish e con l’Albania per la cocaina.
Lo stesso soggetto, secondo gli investigatori, coordinava altri due gruppi criminali. Uno che operava a Quartu Sant’Elena e si occupava dello spaccio nel Cagliaritano e uno a Sassari. Nel corso delle indagini, durate diversi mesi, sono stati sequestrati ingenti quantitativi di hashish, marijuana e cocaina.
La maxi operazione illustrata dai Carabinieri Comando Provinciale di Cagliari.
“Punto di partenza dell’indagine è un 42enne cagliaritano, Portas Giovanni. Il quale, già in base ai primi elementi raccolti, veniva individuato come uno dei possibili terminali del traffico di stupefacenti in Sardegna. Benché il grosso del traffico si andasse sviluppando nella città di Cagliari, la base logistica fondamentale dell’illecita attività sarebbe da collocare a Quartu Sant’Elena. Così come emerso dagli accertamenti svolti dagli uomini dell’Arma. L’ingente traffico coinvolgeva ogni tipo di droga. E vedrebbe il coinvolgimento, fra gli altri, di Paolo Gaviano. Il quale, secondo i dati finora acquisiti, controllerebbe ampi settori dell’attività di spaccio nell’intera isola. Avvalendosi di alcuni fidati collaboratori”.
Traffico internazionale droga, La cocaina, proseguono i Carabinieri di Cagliari, “sarebbe fornita al sodalizio da clan albanesi attivi nella penisola. Mentre l’hashish sarebbe di provenienza iberica e giungeva in Sardegna attraverso pacchi postali ordinari. Indirizzati a destinatari inesistenti, titolari di utenze cellulari riportate sugli stessi pacchi, quale riferimento all’arrivo, anch’esse intestate a immaginari cittadini pakistani. Giunto sul luogo della consegna, l’inconsapevole corriere chiamava quel numero e veniva immediatamente raggiunto dal reale destinatario del pacco. Che si presentava col nome fasullo utilizzato per la spedizione.
Il gruppo si sarebbe avvalso anche di negozi specializzati che offrivano un servizio di fermo posta/deposito a pagamento. Sul presupposto che i gestori del servizio, non essendovi tenuti per legge, non avrebbero controllato il contenuto della merce giunta presso il loro punto di scambio. In uno di questi negozi, nel 2019, sono stati sequestrati ben 86 kg di hashish”.
“Sequestri simili si sono succeduti più volte con grandi risultati, tali da dimostrare quale fosse esattamente il meccanismo di consegna per l’hashish. Lo snodo fondamentale del movimento delle spedizioni si è dimostrato essere la città di Milano, dove sono stati controllati moltissimi pacchi. Uno di questi, contenente 90 kg di hashish, è stato bloccato e sequestrato il 21 febbraio 2019 a San Donato Milanese, presso la sede di un’importante società di corriere espresso. I cui gestori naturalmente non ne conoscevano il contenuto. I referenti sardi del traffico avevano l’abitudine di recarsi nel sud della Spagna con lo scopo – in base a quanto finora emerso – di commissionare e pagare preventivamente le spedizioni dell’hashish”.
“Uno dei diversi casi che è stato possibile ricostruire ha evidenziato come i due corrieri, che viaggiavano in automobile, avessero nascosto trecentomila euro nella ruota di scorta del mezzo. Al pagamento sarebbe seguita in breve tempo la spedizione della sostanza. Abbastanza simile era il meccanismo utilizzato per l’importazione della cocaina, che farebbe capo ad alcuni albanesi dislocati in varie località del territorio nazionale. Costoro, in base al quadro indiziario, avrebbero preteso sempre il pagamento anticipato della roba. E nel giro di un mese avrebbero fatto pervenire la cocaina, mediante corrieri italiani. In genere insospettabili coppie che si assumevano il rischio di viaggiare su auto con doppi fondi contenenti lo stupefacente”.
Quindi i Carabinieri: “Il Portas avrebbe gestito gran parte della cocaina spacciata a Cagliari ma anche a Sassari, attraverso soggetti del luogo, che risulterebbero inseriti nell’organigramma cagliaritano. In diversi casi lo stupefacente diretto a Sassari è stato caricato su auto nell’area del cimitero di San Michele. Il viaggio di ritorno a Sassari era compiuto lungo la strada statale 131 a velocità altissime. E si assume che ciò avvenisse per conto di tale Grabesu Gabriele, oggi trentasettenne. Il quale, secondo gli elementi allo stato acquisiti, costituirebbe il referente sassarese dell’organizzazione cagliaritana.
In uno dei recuperi di stupefacente compiuti, l’auto che percorreva ad altissima velocità la statale Carlo Felice era stata sorpassata nottetempo da una gazzella dei Carabinieri. Che l’avrebbe fermata all’altezza del chilometro 12 + 120, territorio del Comune di Sestu. Quella macchina era stata poi smontata dai Carabinieri ma di cocaina non si era rinvenuta traccia. Nonostante i militari avessero acquisito consistenti indizi che quell’auto stesse svolgendo la funzione di corriere.
Già all’alba successiva i Carabinieri avevano perlustrato i prati e gli arbusti presenti a bordo strada, nel tratto della statale interessato, rinvenendo il pacco dell’hashish, diretto al capoluogo di provincia del nord Sardegna. Nelle ore successive e per circa una settimana gruppi di soggetti sassaresi in contatto col Grabesu setacciavano le campagne immediatamente limitrofe alla grande arteria stradale.
Consentendo ai Carabinieri, che li avevano fotografati da posizioni defilate, di ottenere un ulteriore riscontro da poter fornire alla Procura di Cagliari per il prosieguo dell’indagine. In un altro viaggio verso il nord Sardegna, l’auto trasportava un chilogrammo di cocaina, nascosta nel trasportino di un gatto. Il Grabesu in quella circostanza si ritiene che potesse svolgere funzioni di staffetta. Anticipando l’auto che trasportava la roba, in maniera da poter evitare un possibile controllo dei Carabinieri lungo il percorso”.
Nel corso dell’indagine è intervenuta la collaborazione della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga e di Autorità Giudiziarie e Forze di Polizia di altri Paesi Europei, in particolare la Spagna. Alle quali è stato chiesto ausilio per lo svolgimento di attività tecniche e di polizia scientifica. Ma anche di vera e propria polizia giudiziaria. Attraverso scambio di verbali relativi a servizi di osservazione svolti all’estero. Nonché inerenti ad arresti e sequestri di sostanze stupefacenti.
I numeri derivanti da questa articolata e complessa indagine condotta sotto l’egida della DDA cagliaritana sono sicuramente importanti già nella prima fase. Come testimoniano l’arresto, in flagranza di reato, di 21 soggetti, in gran parte censiti in banca dati per reati specifici. E il sequestro complessivo di quasi 660 kg di sostanze stupefacenti per un controvalore quantificabile in 8 milioni di euro, se immesse sul mercato al dettaglio. Va considerato, inoltre, che, in base alle attività investigative finora svolte, nel periodo precedente alle indagini tale metodo di importazione dello stupefacente sarebbe stato utilizzato per smerciare un quantitativo presumibile di hashish pari ad una tonnellata”.
In base agli elementi finora raccolti e fatti salvi gli esiti del giudizio, l’Autorità giudiziaria di Cagliari ha emesso 40 provvedimenti restrittivi, di cui 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 17 di arresti domiciliari. È stato ritenuto che l’organizzazione fosse in grado di reperire ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti (prevalentemente hashish e cocaina) e curarne la commercializzazione nelle province di Cagliari e Sassari.
Avvalendosi di una fitta rete di trafficanti e spacciatori che provvedevano alla capillare distribuzione nei rispettivi mercati locali. Si tratterebbe dunque – in sintesi – di un sodalizio collegato ad altri gruppi criminali (di nazionalità spagnola e albanese). Costituenti canali di rifornimento in grado di assicurare approvvigionamenti di droga mediante un collaudato sistema di trasporto. Basato su spedizioni internazionali e sulla collaborazione di insospettabili corrieri, reclutati di volta in volta con il massimo riserbo sulla loro identità, che non veniva rivelata neppure ai destinatari”.