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Il non femminile della Lega: così la Toscana si sveglia retrograda

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Chi l’avrebbe mai detto. Proprio dalla Toscana, quella della Lega di Salvini, arriva la proposta di legge per impedire l’uso del femminile negli atti pubblici.

In una fase storica in cui le donne anche in Toscana stanno ricoprendo ruoli di prestigio in sempre maggior numero, un’occhiata alle sindache (non della Lega) elette alle amministrative 2024 a partire da Prato e Firenze, ma non solo, dalla Toscana con la Lega arriva la proposta di legge con divieto per l’uso di sindaca, avvocata, questora, ministra e quant’altro al femminile applicato ai titoli istituzionali negli atti pubblici.

La proposta, con tanto di 5.000 euro di multa per i trasgressori, arriva da un senatore toscano. Di Castiglioncello per la precisione. Manfredi Potenti, 48 anni avvocato, già deputato nella precedente legislatura. Uno dei 200 senatori elettivi in Italia.

Castiglioncello sulla fantastica costa livornese una volta celebre per essere il buen retiro estivo della Dolce Vita con le ville di Mastroianni e Sordi.

Oggi alla ribalta per il ddl del suo senatore leghista. Che continua ad avere un’eco infinita.

Castiglioncello frazione di un Comune, Rosignano Marittimo, dove la Lega di Salvini è appena uscita da una débacle elettorale. Come in tutta la Toscana. Con il candidato sindaco di centrodestra escluso dal ballottaggio alle amministrative 2024, e una Lega esclusa dal Consiglio Comunale di Rosignano dopo l’exploit 2019, nonché fresca di commissariamento.

Con le donne istituzionali toscane della Lega Salvini zitte e mute rispetto alla proposta di legge del senatore toscano leghista. Forse troppo impegnate a contestare senza sosta l’europarlamentare Ilaria Salis.

E con la Lega pronta a dissociarsi dal suo senatore appena scoppiate le polemiche: “Iniziativa personale”. Una Lega al Governo con la prima premier donna della storia della Repubblica Italiana che, è stata chiara fin da subito con tanto di circolare a Palazzo Chigi, vuole essere chiamata “il signor presidente” del Consiglio dei Ministri.

Ora, che il senatore Potenti abbia presentato di nascosto dal suo partito il suo ddl con tanto di 5.000 euro di multa per chi usa il linguaggio di genere negli atti pubblici certo non è credibile. Il ddl, poi ritirato, firmato Potenti è un ddl Lega.

E d’altra parte andando indietro di qualche mese, sempre in Toscana, e sempre la Lega di Salvini, in un post il deputato Barabotti, compagno dell’europarlamentare di Cascina Susanna Ceccardi, rivolgendosi alla sindaca di Carrara Serena Arrighi, Pd, scrisse: “La sindaca di Carrara, così vuole essere chiamata, polemizza col Governo perché sul suo territorio sbarcano pochi migranti…”.

E sempre in Toscana non si fa chiamare sindaca la sindaca di centrodestra di Siena Nicoletta Fabio, che nei comunicati istituzionali è “Il sindaco di Siena”.

Tralasciamo l’aspetto linguistico. Ci pensa l’Accademia della Crusca a ricordare al senatore leghista cosa dice la lingua italiana.

C’è l’aspetto culturale. C’è l’aspetto sociale. C’è l’aspetto parità di genere, che fa anche parte degli obiettivi Agenda 2030. C’è l’aspetto pari opportunità. C’è l’aspetto delle conquiste storiche.

C’è l’aspetto del peso delle parole. Che non sono solo parole.

C’è l’aspetto forse si è persa un’occasione.

E c’è un altro aspetto: ma davvero la Lega di Salvini al Governo italiano non ha di meglio da fare rispetto ai problemi reali di un Paese sempre più in ginocchio di puntare il dito contro le donne vietando l’uso del femminile?

 

 

 

 

© Riproduzione riservata

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