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AREZZO – Firmato il protocollo di concertazione tra la Provincia di Arezzo e Ass.For.Seo, in collaborazione con l’Ugl, per prevenire e contrastare la diffusione del caporalato nel territorio aretino attraverso l’adesione al progetto ‘Puntaccapo’.
Afferma la presidente Silvia Chiassai Martini: “È fondamentale sviluppare sinergie tra le istituzioni locali, associazioni e sindacati per contrastare il fenomeno del caporalato in agricoltura espressione di una cultura di sfruttamento e di repressione ingiustificabile dei lavoratori. Una battaglia che può essere vinta solo promuovendo politiche adeguate che siano garanti dei diritti e della dignità delle persone. La Provincia si schiera al fianco di questi lavoratori e del sindacato per recuperare i ritardi e le inefficienze del sistema di intermediazione fra domanda e offerta di lavoro in ambito agricolo, la carenza di informazioni e di servizi appropriati di inclusione sociale per affrontare i disagi anche in materia di abitazioni e di trasporto”.
“La Provincia da sempre, opera contro le discriminazioni di qualsiasi natura, che solitamente colpiscono le fasce più deboli della popolazione, sostenendo anche percorsi mirati di fuoriuscita da situazioni di degrado. Sono convinta, aggiunge la Presidente, che il progetto Puntaccapo, promosso da Ugl, per mezzo del Segretario Confederale Toscana Giuseppe Dominici, possa essere un contributo per combattere il fenomeno e per qualificare e tutelare il lavoro nelle nostre campagne. Dove c’è legalità, si afferma anche la sicurezza dei lavoratori e delle imprese”.
Aggiunge la presidente Silvia Chiassai Martini: “Importantissima la parte del progetto che attiva un sistema di matching tra domanda e offerta di lavoro per la chiamata diretta dei lavoratori tramite la piattaforma app puntaccapo, ma anche la diffusione di pratiche per implementare la conoscenze del mondo agricolo, l’accrescimento linguistico e di sicurezza stradale, l’importanza della tutela della salute sui luoghi di lavoro. Questo è un modo per fare qualcosa di concreto contro la piaga sociale dello sfruttamento e dell’illegalità in agricoltura e per favorire l’integrazione del personale soprattutto immigrato presente nel nostro territorio”.