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Meccanica in crisi nera: cassa integrazione più 153%

A lanciare l'allarme Cna città metropolitana Firenze. Crollo ordini. "Comparto meccanico destinato a essere investito da tsunami non appena gli effetti crisi dei più grandi gruppi automobilistici europei si faranno sentire su imprese toscane"

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FIRENZE- Crisi meccanica a Firenze: cassa integrazione più 153%

Non solo il comparto moda. Nell’area di Firenze è in crisi anche la meccanica, settore dove “crollano gli ordini, la cassa integrazione aumenta del 153% nell’artigianato e le imprese sono diminuite del 3% nell’ultimo anno e del 18% dal 2014”.

A lanciare l’allarme Massimiliano Martelli, presidente di Cna Meccanica per la città metropolitana di Firenze.

“Il comparto meccanico è destinato a essere investito da uno tsunami non appena gli effetti della crisi dei più grandi gruppi automobilistici europei si faranno sentire sulle imprese toscane che lavorano per automotive e agricolo“.

Secondo le stime, fa il punto Cna, gli ordini sono in calo del 50-55% rispetto a un anno fa per le commesse del comparto delle officine meccaniche di precisione, dell’80% per quelle della meccanica applicata alla moda e del 20% per gli ordini al comparto meccanico a servizio del settore medicale. Completa il quadro negativo lo stop degli ordinativi per le grandi carpenterie, che in mancanza di nuovi contratti, da ottobre saranno costrette a ricorrere alla cassa integrazione per circa la metà dei loro dipendenti. “In sintesi si tratta dell’inizio di una crisi che, nella città metropolitana di Firenze, sta risparmiando solo le aziende che collaborano con Leonardo e Nuovo Pignone”.

La meccanica è un comparto al 50% artigiano che a Firenze conta 2.574 imprese (dati aggiornati al secondo trimestre 2024), in diminuzione rispetto a un anno fa del 3% e addirittura del 18% in confronto a dieci anni fa. I dati Ebret (Ente bilaterale dell’artigianato toscano) sulla cassa integrazione attestano, nei primi sette mesi di quest’anno, vi hanno fatto ricorso cento aziende, con un totale di 628 dipendenti coinvolti e di 97.386 ore, per un importo globale di spesa superiore al milione di euro. Rispetto all’anno precedente le imprese che sono ricorse alla Cig risultano raddoppiate, così i dipendenti coinvolti, le ore di Cig sono cresciute del 153% e la spesa è aumentata del 159%.

Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze Metropolitana: “Riuscire a individuare soluzioni in un periodo di crisi economica, che è la somma di problemi che vengono da lontano, almeno dal 2020 pandemico, non è semplice. Una possibile soluzione, già sperimentata in periodo Covid, sarebbe quella di richiedere all’Europa, una deroga temporale alle norme attuali, un temporary framework che consenta al sistema bancario di rinegoziare, senza per questo incorrere in maggior costi, il debito delle imprese, allungando la durata dei finanziamenti in essere e dunque riducendone l’importo rateale”.

Martelli suggerisce “la proroga al 2045 dello stop europeo ai motori endotermici; la creazione di garanzie gratuite straordinarie per le imprese che hanno effettuato investimenti che non prevedono la sospensione dei pagamenti; aiuti concreti e tempestivi da parte del livello politico, ben diversi da quelli, quasi insistenti, riservati a oggi al comparto moda”.

“La cassa integrazione è una non soluzione. Non si possono lasciare a casa persone a 800 euro al mese. Il rischio è anche quello che cerchino altrove, o addirittura al di fuori del comparto, svuotandolo così di competenze e know how”.

© Riproduzione riservata

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