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Arezzo, a Rondine il Centro internazionale di formazione Cittadella della Pace

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AREZZO –  Rappresentanze istituzionali nazionali e internazionali, imprenditori e la Conferenza Episcopale Italiana riuniti nel borgo di Rondine, alle porte di Arezzo, nella giornata inaugurale del nuovo Centro di Formazione internazionale al metodo Rondine, “riconoscendo, ora più che mai, l’urgenza di un’educazione alla pace permanente e per tutti”.

Un’alleanza trasversale che sostiene l’impegno della Cittadella della Pace nel diffondere il metodo Rondine non solo ai giovani e alle nuove generazioni ma aprendosi a tutti universalmente, individui e organizzazioni, nella consapevolezza che un futuro pacifico, può essere costruito solo attraverso un’educazione relazionale alla pace, che rimetta al centro la persona e che guardi alla guerra come male assoluto, ma capace di riconoscere e gestire il “conflitto” come opportunità di crescita personale e collettiva.

È questa l’essenza del metodo Rondine per la trasformazione del conflitto che Rondine promuove da 25 anni per pacificare i giovani “nemici” provenienti da zone di guerra, vissuta o passata e diffondere un nuovo modello di relazione che possa disinnescare l’odio, la violenza e il degenerare nelle drammatiche conseguenze cui continuiamo ad assistere, dai drammi sociali delle periferie fino ai conflitti armati

Da oggi nella Cittadella della Pace c’è un nuovo spazio formativo rivolto non solo ai giovani di Rondine ma finalmente aperto a tutti i soggetti della società civile: dagli individui, ai docenti fino alle aziende.

Ha affermato il presidente di Rondine, Franco Vaccari: “Un ambiente educativo assolutamente inedito, dove non ci sono porte chiuse, ci sono soglie aperte. Ci ricordano che la relazione tra le persone si può sempre varcare come una soglia e bisogna stare attenti perché se si va oltre, senza il permesso altrui, siamo nella violenza. Il Metodo Rondine vuol disinnescare questo processo e insegnare a vivere il conflitto in modo positivo, non come sinonimo di guerra”.

Ha continuato Vaccari:“Sta a noi essere alfabetizzati per trasformarlo; se non facciamo questo, rischiamo di non essere mai preparati, è allora che arriva la guerra e le persone si barricano nelle proprie conflittualità. Il cinismo uccide la speranza e gli insegnanti, gli educatori hanno il compito di proteggere e incoraggiare i giovani e il loro passo possibile perché anche se piccolo è il modo per uscire dall’indifferenza. Questo è il dovere dell’educazione”.

 

© Riproduzione riservata

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