La Francia non riuscirà ad approvare la legge di bilancio per il 2026 entro la scadenza stabilita (31 dicembre di ogni anno). La commissione mista paritetica che doveva trovare un compromesso accettabile dalla frammentata e divisa Assemblea francese e redigere un testo per la finanziaria (Plf), non è riuscita nel suo intento. Le discussioni, venerdì scorso, sono durate meno di mezz’ora: un tempo sufficiente a capire che non era aria. Ora il Paese rischia di rimanere fermo su una serie di importanti questioni, e potenzialmente di finire in shutdown (blocco delle attività amministrative), stile Stati Uniti. Una storia già vista lo scorso anno, con il bilancio che venne approvato solo il successivo febbraio.
Il premier: “Mancanza di volontà di alcuni parlamentari”
Due settimane fa il premier Sébastien Lecornu era riuscito a far approvare dal Parlamento (per un soffio) la prima parte della legge, quella dedicata al finanziamento della sicurezza sociale (Plfss), a prezzo di importanti concessioni, su tutte il congelamento della controversa riforma delle pensioni fortemente voluta dal presidente Emmanuel Macron ed introdotta nel 2023.
Ricordiamo che i due precedenti governi, guidati da Michel Barnier e François Bayrou, non solo non erano riusciti a portare a casa un accordo sul bilancio (e neanche sul Plfss), ma erano caduti proprio su questo tema, dopo aver fatto riscorso all’articolo 49.3 della Costituzione francese, che consente di approvare una legge senza voto parlamentare ma che espone l’esecutivo a un voto di sfiducia.
Lecornu in un post su X ha riconosciuto “il fallimento” della commissione, a cui non ha preso parte il governo, e ha criticato “la mancanza di volontà di raggiungere un accordo da parte di alcuni parlamentari”. Un fallimento che però non si può non estendere al premier, la cui posizione era in bilico già all’inizio (si dimise dopo 14 ore dall’aver annunciato la propria squadra di governo, per poi essere riconfermato da Macron) e tale rimane.
Lecornu: “Me ne rammarico”
L’approvazione della legge di bilancio, che secondo la Costituzione deve essere approvata entro il 31 dicembre di ogni anno, era la priorità per Lecornu, tuttavia stando così le cose non sarà possibile approvarla entro i tempi stabiliti. E nonostante il premier non voglia ricorrere all’art. 49.3 ma stia procedendo attraverso l’ascolto delle parti politiche e la ricerca del compromesso, l’obiettivo non sembra essere a portata di mano. Nel 2025 la finanziaria fu approvata a febbraio.
Commentando il mancato accordo sul bilancio, Lecornu su X ha affermato: “Me ne rammarico”. E ha aggiunto che i francesi “non meritano di subirne le conseguenze”.
Cosa succede ora
Si va dunque verso un provvedimento d’emergenza per estendere il bilancio del 2025 al prossimo anno.
Il premier ha convocato per lunedì una riunione del governo, durante la quale sarà presentata la legge per l’esercizio provvisorio che tamponerà la situazione per evitare uno shutdown mentre proseguono le trattative tra le forze politiche.
Ma un tale provvedimento non consente di approvare nuove spese, come quelle di aumentare le risorse per la difesa di 6,5 miliardi di euro nei prossimi due anni – come vuole Macron – o quelle per ridurre il deficit a meno del 3% del Pil entro il 2029 – come richiesto dalla Commissione europea, che ha aperto una procedura di infrazione contro Parigi per questo motivo.
Su quest’ultimo tema è intervenuto il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, che all’emittente France Inter ha chiarito: “Una legge speciale ci porterebbe a un deficit nettamente superiore a quello auspicabile, perché non include alcuna misura di risparmio sui costi, né misure fiscali. Oltre il 5% di deficit, la Francia si metterebbe in pericolo”.
La ministra dei Conti pubblici, Amélie de Montchalin, ha avvisato: “La legge speciale è un servizio minimo che non può durare senza conseguenze pesanti sulla vita del Paese e dei francesi. In questo modo il Paese non investe più, non avvia più progetti, non può ad esempio impegnarsi in un ulteriore riarmo”.
Intanto da qualche parte si leva la richiesta che Lecornu faccia ricorso all’art. 49.3 per far passare il bilancio, contando sul fatto che le divisioni del Parlamento impediscano un accordo su una mozione di censura che porti alla caduta del governo (un copione già visto con Barnier e Bayrou). Tra chi spinge in questa direzione c’è Bruno Retailleau, leader della formazione gollista: “Il governo dovrà finalmente dare prova di coraggio e chiarezza, ricorrendo al 49-3 per dare un bilancio alla Francia”.
—
Politics
content.lab@adnkronos.com (Redazione)



