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Milano, 03/12/2024 – La crescita delle PMI italiane non è solo un obiettivo per il singolo imprenditore, ma una necessità per il sistema economico nazionale. Come evidenziato da Marco Mizzau, Senior Advisor nel campo del private equity, “il tessuto produttivo italiano è un ecosistema di grande potenziale, ma per trasformare quel potenziale in risultati tangibili serve un cambiamento di mentalità e l’adozione di strumenti strategici”. Tra questi, il private equity si configura come una leva fondamentale per innescare il salto industriale delle imprese, garantendo non solo risorse economiche, ma anche competenze e visione strategica. Le PMI rappresentano la struttura portante del sistema produttivo italiano: con oltre 211.000 realtà attive, sono responsabili del 41% del fatturato nazionale e impiegano il 33% della forza lavoro privata. Tuttavia, questo settore soffre di problemi strutturali: bassa crescita, produttività calante e scarso accesso ai mercati globali. “Se l’Italia fosse un’azienda”, sottolinea Mizzau, “potremmo descriverla come una PMI ad alto potenziale, ma con gravi difficoltà di espansione”. La stagnazione produttiva, aggravata da politiche frammentarie e da una scarsa capacità di attrarre investimenti, ha lasciato il Paese in una posizione di svantaggio rispetto ad altre nazioni europee, come la Francia. Il private equity rappresenta una risposta concreta a queste sfide. Questo strumento permette di investire in aziende con potenzialità di crescita significativa, fornendo il capitale necessario per espandersi e innovare. Marco Mizzau descrive il private equity come “un ponte tra il presente e il futuro delle imprese, capace di trasformare una realtà promettente in una macchina produttiva e redditizia”. Tre sono i principali criteri valutati dai fondi di private equity per selezionare le aziende: • Crescita dei ricavi: un aumento medio annuo composto di almeno il 10% nell’ultimo quinquennio. • EBITDA elevato: un margine operativo lordo superiore al 10% rispetto al fatturato. • Capacità di generare cassa: un rapporto tra cash flow e fatturato superiore al 10%. Grazie a questa strategia, il private equity italiano ha mostrato una resilienza notevole, registrando più di 196 operazioni nel primo semestre del 2024, in crescita rispetto alle 194 dello stesso periodo del 2023. La Francia è un esempio emblematico di come il private equity possa diventare un volano di sviluppo. Negli ultimi 25 anni, il mercato transalpino ha triplicato le sue dimensioni rispetto a quello italiano, grazie a una continuità politica e istituzionale che ha favorito gli investimenti. “In Italia manca una visione sistemicadi lungo periodo che incentivi il private equity come elemento centrale per lo sviluppo economico”, osserva Mizzau. Nonostante ciò, il panorama italiano mostra segnali positivi. I settori emergenti, come l’IA, il quantum computing, l’energia sostenibile e l’ed tech, offrono opportunità significative per attrarre capitali e generare innovazione. “La vera sfida”, afferma Mizzau, “è costruire un ecosistema in cui industria e finanza collaborino per creare valore duraturo”. Analizzando le principali crisi economiche globali – dalla guerra del Kippur del 1973 alla crisi finanziaria del 2008, fino al recente shock del Covid-19 – emerge un dato comune: l’innovazione tecnologica e la produttività del lavoro sono gli elementi chiave per la ripresa. Ogni crisi ha comportato una perdita significativa nell’indice di produzione industriale, ma la ricetta per superarle è rimasta invariata: investire in nuove tecnologie, migliorare i processi produttivi e acquisire competenze. “L’Italia deve imparare dal passato e adottare un modello che premi la collaborazione tra imprese, la ricerca scientifica e l’innovazione continua”, suggerisce Mizzau. Per rilanciare il Paese, è necessario seguire una logica simile al New Deal di Roosevelt, puntando su elementi rilevanti che possano promuovere la sua crescita su lungo periodo come: • Industria e ricerca scientifica: creare un flusso costante di innovazione attraverso il sostegno a università e centri di ricerca. • Aggregazione di imprese: favorire la cooperazione tra aziende per raggiungere una massa critica sufficiente a competere a livello globale. • Crescita sostenibile: combinare redditività e innovazione per generare ricchezza duratura. Mizzau enfatizza anche come: “La creatività e l’immaginazione siano fondamentali. È miope pensare che la ricerca venga fatta altrove per poi acquistare il know-how. Dobbiamo investire nelle nostre eccellenze”. Il private equity può giocare un ruolo cruciale nel futuro delle PMI italiane, offrendo il supporto necessario per trasformare il potenziale in risultati concreti. Come affermava Napoleon Hill: “Il momento giusto non esiste. Inizia dove sei, con ciò che hai, e migliorerai strada facendo”. L’Italia ha tutti gli strumenti per intraprendere questo percorso: servono visione, coraggio e una forte volontà politica per valorizzare appieno le opportunità offerte dal private equity. Come ci ricorda Mizzau, “dobbiamo puntare a un modello che preveda più industria e meno finanza, capace di intercettare imprese ambiziose e operatori orientati alla crescita”. Per informazioni:
Marco Mizzau, Senior Advisor di Private Equity, in precedenza CEO di Consip, ManagingDirector di Inarcassa, COO al Campus Bio-Medico e Senior Manager in Accenture ed Ernst Young.
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Marco Mizzau: la crescita delle PMI con il supporto del private equity, la ricetta per la crescita dell’Italia
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