(Adnkronos) – Modena, 9 settembre 2024. Il microbiota rappresenta l’insieme di tutti i singoli microrganismi -dai batteri, ai funghi, ai protozoi fino ai virus- che convivono con il nostro organismo. I microrganismi che compongono il microbiota sono addirittura dieci volte più numerosi rispetto alle cellule del nostro organismo. Infatti, in ciascun individuo sono presenti più di 100 trilioni di microrganismi: “Si trova -spiega il nutrizionista Sebastian Lugli- non solo nell’intestino, ma anche sulla pelle, sui capelli, nella cavità orale, nei polmoni, negli organi genitali, nelle narici, nella cavità oculare e nel canale uditivo. Ma quelli che si trovano nell’intestino sono centrali per il nostro stato di salute, svolgono importanti funzioni metaboliche e immunitarie ma in caso di disbiosi possono causare malattie e/o peggiorarne l’esito, considerando che l’asse intestino/cervello informa e influenza la nostra salute”. Esiste dunque un test, chiamato appunto test del microbiota, che può mettere in evidenzia problemi di vario genere. Può ad esempio indicare livelli alti di TMAO, il marker che fornisce l’idea di possibili disturbi di carattere cardiovascolare: “Si pensa -sottolinea Lugli- che il colesterolo alto sia fattore predittivo per infarti o ictus, ma in realtà lo è ancor di più quel marker prodotto dal microbiota. Che insieme all’epigenetica rappresenta la nuova frontiera della scienza biomedica”. Fra qualche anno, insomma, troveremo bizzarro che poco fa qualcuno pensasse che il nostro destino è scritto nel Dna. L’epigenetica, ovvero l’accensione o silenziamento dei geni, e l’interazione con il genoma del microbiota sono i fattori che possono fare la differenza tra salute e malattia, tra forza e debolezza, gravidanza di successo o problematica, benessere o disturbi digestivi. Problemi cardiaci, ma non solo. L’alterazione del microbiota può contribuire nelle malattie intestinali, come il colon irritabile o la gastrite, in quelle di origine psichiatrica e persino in quelle di carattere ginecologico: “L’endometriosi -ricorda Lugli- è una patologia che colpisce le donne e che è caratterizzata da un eccessivo livello di estrogeni. Questo si verifica quando i batteri, che fanno parte del microbiota, producono un enzima che ne causa il riassorbimento anziché l’eliminazione. In questo caso, una nutrizione antinfiammatoria personalizzata, con aggiunta di specifici alimenti funzionali al metabolismo estrogenico e con limitazione degli xenoestrogeni, può migliorare i sintomi e, in molti casi, aumentare la fertilità”. Alimentazione, stile di vita, ricerca dell’equilibrio del microbiota, limitazione del contatto con gli xenobiotici e i perturbatori endocrini sono dunque le indicazioni principali per mettere in sesto il nostro organismo: “Si parla in questo caso -conclude Lugli- di nutrizione di precisione perché la dieta non si calcola più sulla base delle calorie, ma sulle leve molecolari da azionare per raggiungere i propri obiettivi di salute. Oggi non decifrare questo elemento, il microbiota, equivale a non avvalersi degli esami strumentali, perché ci può fornire le indicazioni giuste per fare diagnosi e prognosi di un’infinità di patologie e, spesso, rappresenta proprio la chiave per la guarigione”. Per Informazioni:
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Sebastian Lugli, conoscere la composizione del microbiota per mettere in sesto l’organismo
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