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Livorno, interrogatorio di garanzia per Lucarelli e Apolloni

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LIVORNO – E’ previsto per oggi martedì 24 gennaio l’interrogatorio di garanzia per Mattia Lucarelli, figlio dell’ex bomber amaranto Cristiano Lucarelli, e Federico Apolloni.

I due calciatori del Livorno ai domiciliari in esecuzione di un’ordinanza con l’accusa di violenza sessuale di gruppo.

Violenza sessuale che sarebbe avvenuta nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2022 a Milano.

Vittima una studentessa di 20 anni.

Ai magistrati Lucarelli e Apolloni, 23 anni, devono spiegare la loro versione di una vicenda che nel provvedimento firmato dal gip di Milano Sara Cipolla contiene una ampia ricostruzione di quella notte.

Ricostruzione che in parte sarebbe registrata nei video girati col cellulare proprio dal gruppo accusato della violenza. Con i due calciatori del Livorno anche tre amici risultano indagati.

La vittima avrebbe accettato un passaggio dal gruppo, con i due giocatori indagati altri tre uomini, incontrato all’esterno di una discoteca in zona Sempione. Invece di riaccompagnarla a casa, i ragazzi l’avrebbero portata nell’appartamento di Lucarelli dove sarebbe avvenuta la violenza.

Secondo i ragazzi accusati di violenza sessuale, ci sarebbero dei video che li scagionerebbero.

Intanto l’ex bomber Cristiano Lucarelli, padre di Mattia, il calciatore indagato col compagno di squadra Apolloni, fa sentire la sua voce con una serie di video sul suo profilo Fb.

Babbo Lucarelli ci mette la faccia. Nei primi due video: “A mio figlio ho trasmesso grandi valori. Dopo aver letto gli atti rafforzo la mia convinzione sulla sua innocenza…Il processo mediatico era quello che ci spaventava. Si rischiano giudizi affrettati…I video li abbiamo consegnati noi spontaneamente alla Polizia perché al loro interno ci sono elementi di innocenza. Non di colpevolezza. E non c’è nessuna scena di sesso come invece vi vogliono far credere…Abbiamo protocollato 1.900 messaggi che consegneremo alla Polizia Postale e con i quali copriremo le spese processuali”.

In un nuovo video Fb Cristiano Lucarelli si rivolge ai giornalisti: “Ho letto gli atti….Avete fatto credere che questi cinque ragazzi hanno drogato la ragazza. Invece la ragazza ammette nei verbale che la serata l’ha passata con universitari, non coi cinque ragazzi in questione….Gli atti o li avete avuti o qualcuno vi ha detto di scriverli….State divulgando cose false sapendo di mentire…Ogni giorno farò qualcosa fino a che potremo parlare. Allora vedremo chi ha detto la verità”.

Come riporta Adnkronos, secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Milano che ha diretto gli agenti della 4^ Sezione specializzata della Squadra Mobile, la giovane americana, al termine di una serata trascorsa in discoteca con amiche, aveva accettato un passaggio in auto da cinque giovani che, invece di riaccompagnarla a casa, l’hanno condotta in un appartamento a loro disposizione.

Dalle indagini è emerso che in quell’abitazione in centro città, la ragazza era stata costretta dal gruppo a subire atti sessuali.

Dopo qualche giorno, la giovane era riuscita a contattare la Polizia di Stato e a denunciare i suoi aggressori, venendo poi sentita dai pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Milano. L’attività di indagine svolta dai poliziotti della Squadra Mobile milanese ha consentito di risalire all’identità dei cinque giovani, riuscendo ad attribuire a ciascuno di loro la condotta commessa ai danni della vittima, sia mediante l’escussione di alcuni testimoni, sia attraverso l’analisi di quanto estrapolato dai telefoni cellulari della vittima e dei presunti autori.

Il gip di Milano Sara Cipolla scrive nell’ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per Lucarelli e Apolloni: “Le parole dei ragazzi dimostrano come la vittima non ha mai rappresentato per gli stessi una partner con cui avere un rapporto sessuale consenziente, ma un mero strumento per soddisfare le fantasie del gruppo, ‘un dono dal cielo’ di cui abusare a proprio piacimento. Lo stato di inferiorità psichica al momento della violenza dunque, non solo era evidente e ben compreso, ma è stato dagli stessi indagati sfruttato proprio per soddisfare i desideri sessuali del gruppo ben sapendo che la condizione di menomazione in cui versava la vittima e la minorata capacità di difesa della stessa, avrebbe permesso, come in effetti è accaduto, di vincere qualsiasi resistenza della stessa ed avvincerla nella trappola dai medesimi predisposta in modo da concretizzare la violenza sessuale collettiva”.

Le modalità con cui è stata compiuta la violenza “appaiono particolarmente allarmanti e denotano la spregiudicatezza degli indagati, in quanto risultano suscettibili di essere utilizzate dagli stessi in innumerevoli altri episodi”. Lo scrive nell’ordinanza di custodia cautelare il gip di Milano Sara Cipolla che ha accolto la tesi del pm Alessia Menegazzo e dell’aggiunto Letizia Mannella.

Gli arrestati “potrebbero verosimilmente in altre occasioni approfittare di una giovane ragazza ubriaca fuori da una discoteca per adescarla e portarla presso l’abitazione di uno dei due ragazzi, e quindi ivi abusare della stessa e riprenderla a sua insaputa. Emerge invero nitidamente dai video che riprendono la violenza e dagli ulteriori atti di indagine, in particolare le intercettazioni ambientali, l’incapacità degli indagati di comprendere appieno il disvalore delle proprie condotte, e la conseguente possibilità che gli stessi reiterino nei propri comportamenti delittuosi, convinti della propria innocenza“.

“Le modalità e le circostanze dei fatti-reato denotano una spiccata pericolosità sociale di chi è sottoposto a indagini, certamente tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi. Assumono valore la facilità con la quale i due hanno approfittato dello stato di alterazione della vittima e del suo stato di bisogno per portarla prima in un appartamento a lei sconosciuto, filmarla a sua insaputa, cercando di non farsi scoprire dalla giovane, di trattenerla e quindi abusare di lei in gruppo, in spregio alle manifestazioni di dissenso esplicitate dalla stessa”.

 

Mi sono sentita sporca, ho sentito il mio corpo come se non fosse il mio. Io voglio essere sicura al cento per cento di quello che faccio, perché quello che faccio, quello che dico, è la verità”. Sono le parole che la studentessa americana ha usato durante l’incidente probatorio davanti ai magistrati.

Della violenza “posso avere solo dei flash, dei piccoli flash di quello che è successo. Quindi l’ultima cosa che ricordo è che loro mi hanno detto di sedermi sulla poltrona, che ero nuda. (…) Quando ho compreso quello che stava succedendo, io ero rimasta congelata, cioè ero congelata, ero un attimino atterrita. (…) Io gli ho detto che ho un ragazzo, ho detto di no e che questo non poteva succedere perché ho detto di no” racconta la giovane, che rimarca: “Ho continuato a dire di no”.

E aggiunge, dopo aver fornito una descrizione dello stupro: “Erano cinque, quindi ero abbastanza spaventata. Ho un ricordo che loro erano in cinque” sottolinea la vittima che più volte, senza essere ascoltata, ha detto “chiaramente di non volere avere un rapporto sessuale”.

“Ho detto no, più volte, non volevo nessun rapporto con loro ma non si sono fermati“.

 

© Riproduzione riservata

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