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LIVORNO – La bandiera della Palestina alle spalle del palco per Maurizio Landini a Livorno per presentare il suo libro ‘Un’altra storia’.
Il numero uno Cgil nazionale è stato accolto dal sindaco Luca Salvetti all’interno della Fortezza Nuova. Sul palco con Landini il segretario generale della Camera del Lavoro di Livorno Gianfranco Francese.
Landini ha raccontato ‘Un’altra storia’ con l’attrice Daniela Morozzi, perfetta padrona di casa.
Prima di arrivare nel parco in Fortezza Nuova, Landini ha visitato la sede Cgil livornese.
Luca Salvetti, sindaco di Livorno: “Parlare con Landini e ascoltarlo sui temi del lavoro è stata una bella opportunità. A lui Livorno, con la sua storia anche sindacale, piace enormemente. Ha apprezzato il lavoro che stiamo facendo sul fronte del salario minimo e con il manifesto del lavoro buono. Con Landini e Francese parleremo per un grande evento a Livorno per gli anniversari della nascita della Cgil e della Fiom nel 2026″.
Ad ascoltare Landini a Livorno anche Alessandro Franchi, segretario provinciale Pd, e Federico Mirabelli, Pd, assessore in giunta Salvetti.
Francese: “La presenza di Maurizio Landini a Livorno è per noi un onore. Lui incarna in pieno lo spirito della Cgil: stare il più vicino possibile ai bisogni della gente. Un sindacato di strada e di prossimitá: una linea di cui noi siamo profondamente sostenitori”.
Maurizio Landini: “La maggioranza del nostro Paese è fatta di gente perbene che per vivere deve lavorare. Non c’è mai stata tanta gente come adesso che per vivere ha bisogno di lavorare. Oggi sei povero lavorando. Non è che sono tutti più poveri. Non c’è mai stata così tanta ricchezza concentrata in mano a pochi. Ma il punto è che il mondo del lavoro non è mai stato diviso, contrapposto e frantumato come adesso. E si sta rompendo un elemento fondamentale che è la solidarietà tra le persone. Senza solidarietà il mondo del lavoro non va da nessuna parte. Avrei molto piacere che questo libro fosse utile per le nuove generazioni. Io a differenza dei giovani di oggi ho avuto una grande fortuna: la precarietà nel lavoro non so cosa sia. Ho avuto la fortuna che quando ho cominciato a lavorare come apprendista mi sono trovato con dei diritti. Avevo uno stipendio. Ho imparato che potevo partecipare alle assemblee. Potevo scioperare. Oggi per il giovane il lavoro non è quello che è stato per me, qualcosa che permette di vivere perché dà dignità. Oggi ti senti sfruttato. Non ti senti pagato. Molti se ne vanno dall’Italia. Quei diritti li avevo non perché li avevo conquistati io, ma perché prima di me avevo chi me li aveva dati. E’ un problema che riguarda noi, la nostra generazione. il nostro sindacato”.
“La solidarietà prima era forte perché chi lavorava aveva diritti, non doveva competere con altri. Oggi in qualsiasi luogo di lavoro pubblico e privato le persone pur facendo lo stesso lavoro non hanno gli stessi diretti e le stesse tutele. Sono messe in competizione tra loro attraverso questi sistemi. Se sono un giovane precario con un governo di destra e arriva un governo di sinistra e continuo a essere precario. Poi arriva un governo gialloverde e sono sempre sempre precario. Poi arriva un governo istituzionale e non cambia. E allora se sono precario con qualsiasi governo e io sono sempre precario, allora per me che differenza c’è tra governo di destra, di sinistra, gialloverde o istituzionale? Allora il problema è anche di come la politica torni ad occuparsi dei problemi delle persone”.
Sui cinque referendum che non hanno raggiunto il quorum Landini: “Ho trovato importante, anche se non ha prodotto risultato, che anche quelli che hanno fatto le leggi hanno partecipato al referendum per cambiarle, che hanno capito che qualche errore lo hanno fatto. Quando uno non va più a votare pensa che la democrazia non serva più a cambiare la sua condizione. E scatta il meccanismo che uno si debba arrangiare. Non abbiamo raggiunto il quorum, ma non possiamo fare l’errore di non valorizzare quei 13 milioni di persone che sono andate a votare. In Emilia-Romagna un anno fa per il presidente della Regione ha votato il 46%. Fosse stato un referendum non sarebbe stato valido. I sì in Emilia-Romagna sono stati di più dei voti che hanno permesso al presidente della mia regione di essere eletto. A Genova i sì sono stati di più dei voti che ha avuto la sindaca che ha vinto le elezioni. Non lo dico per difendere il referendum in quanto tale”
Sui dazi Usa: “L’operazione che sta facendo oggi Trump con i dazi significa che noi paghiamo la sua crisi, il suo debito. Questo non sta avvenendo a caso. Ma dentro la ricostruzione di un modello anche autoritario che cerca di ricostruire un consenso sociale non attraverso la democrazia ma attraverso un altro modello”.
Poi Landini: “Quello che stiamo vedendo in Italia è un governo che pensa di utilizzare quel consenso che ha in Parlamento dove ha una maggioranza che non è la maggioranza del paese. Questo governo è stato eletto con 12 milioni e mezzo di voti. Ma se io guardo i voti, ci sono 18 milioni di voti di persone che a votare non ci sono andate. E ci sono 15 milioni di persone che hanno votato per forze politiche diverse da quelle che sono al governo.
Ma questa maggioranza che hanno in parlamento la stanno usando per cambiare le leggi e i diritti delle persone. E non era mai successo che una maggioranza utilizzasse provvedimenti legislativi per cancellare diritti e norme come sta avvenendo in questo momento. Stanno dicendo se non si è d’accordo di dimostrare di avere la forza e la rappresentanza per poterlo cambiare”.
Prosegue Landini: “Quello che abbiamo fatto coi referendum di tornare in mezzo alla gente, parlare con le persone, andare nei mercati, parlare con tutti deve essere non una parentesi ma deve diventare la nostra attività di base deve tornare a essere la nostra capacità di parlare con tutti. Stanno aumentando investimenti per il riarmo in tutto il mondo. Spendere soldi per le armi vuol dire non avere soldi da investire per la sanità, per la scuola, per ridurre le liste di attesa”.
“Proseguendo quello che abbiamo fatto credo che sia il momento di tornare a scendere in piazza, manifestare, andare a Roma per mettere in evidenza le balle che stanno raccontando e la necessità rimettere al centro il lavoro. Perché la democrazia si difende praticandola. Non c’è un’altra strada. E questo può portare alla necessità anche di un nostro cambiamento. Non esiste nessuna altra organizzazione come la nostra presente dappertutto che ha migliaia di delegati e attivisti. Ma l’attacco verso di noi, la denigrazione alla Cgil, al suo segretario è proprio per questo. Viene detto che tutto quello che sta facendo Landini lo fa perché vuole candidarsi. Abbiamo deciso che il congresso Cgil lo facciamo dopo le elezioni politiche così è chiaro a tutti che così non è. Per quella che è la mia storia lo dico con chiarezza c’è una cosa che non sopporterei mai. Che anche un solo lavoratore pensi che quello che stiamo facendo è perché serve a me personalmente. Nessuno deve pensare che quello che stiamo facendo sia per tornaconto personale di qualcuno. Questo non fa parte della nostra storia, né della Cgil. Noi siamo un’altra cosa”.
Quindi Landini: “Dobbiamo essere capaci di vedere gli spazi di miglioramento che dobbiamo mettere in campo nella nostra azione e nella nostra organizzazione. Perché dall’altra parte non stanno scherzando. Dall’altra parte c’è una strategia precisa. C’è un disegno che vuole cancellare la contrattazione collettiva cambiando la natura del sindacato. E purtroppo ci sono soggetti che stanno aderendo a questo progetto che il governo e una determinata cultura di destra stanno portando avanti. Quelli che dicevamo che eravamo noi a voler fare politica adesso sono al governo. Conta la coerenza. Conta non solo quello che dici, ma quello che fai. Un’altra storia è questa. E un’altra storia la possiamo costruire insieme proprio perché siamo persone che nascono e vogliono vivere perché vogliono cambiare insieme agli altri questa società balorda fatta sullo sfruttamento”.