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LIVORNO – Dopo oltre sessant’anni di satira, una notizia che segna la fine di un’epoca: il Vernacoliere sospende le sue pubblicazioni. Lo storico mensile livornese, fondato e diretto da Mario Cardinali, si ferma dopo il numero di novembre. La scelta, annunciata con la tipica ironia del suo fondatore, è definita una “pausa di riorganizzazione”. È anche un atto di onestà intellettuale di fronte al tempo che passa.
Cardinali, che a breve compirà 89 anni, ha salutato i suoi collaboratori con un pizzico di malinconia. Li ha definiti “l’ultima truppa della resistenza satirica”. Con la schiettezza che lo ha reso un’icona, ha ammesso: “Nessuno è eterno. Neanche Mario Cardinali. Dopo sessantacinque anni di Vernacoliere mi sento un po’ stanchino.” Una decisione lucida, presa prima di “perdere i pezzi verso la cascata finale”.
La speranza è che qualcosa resti, magari anche nel mondo digitale.
Non è solo la stanchezza personale a spingere questa scelta. Alla base c’è una riflessione amara sulla crisi dell’editoria. Cardinali non nasconde le difficoltà economiche di chi cerca di restare indipendente. “I costi superano gli incassi,” ha spiegato. “Le edicole chiudono a migliaia. Quelle rimaste vendono più gadget che giornali. La carta è diventata un lusso.”
Il fondatore ha dipinto un quadro impietoso di un settore che, a suo dire, “vive ormai di pubblicità e di giornalismo di compiacenza.” Prima di salutare i lettori, ha voluto ringraziare i suoi collaboratori e ricordare l’amato fratello Umberto, “cuore e colonna della diffusione” per trent’anni.
L’ultimo saluto, come da tradizione, è caustico e inconfondibile: “Occhio, gente: al governo ci sono la Meloni, Salvini e quell’altro, Tajani, che pare dorma in piedi”,