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La sanità pisana al top: Aoup compie un intervento unico al mondo

Tecnologie avanzate, approccio integrato e un’équipe d’eccellenza hanno reso possibile ciò che la scienza considerava irrealizzabile

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PISA – Un traguardo eccezionale è stato raggiunto dalla Sezione di Chirurgia Epatica del Risparmio d’Organo dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (Aoup), diretta dal professor Lucio Urbani. Nei mesi scorsi, l’équipe ha portato a termine con successo un intervento considerato finora impossibile dalla letteratura scientifica, offrendo una concreta speranza di vita a una paziente settantenne affetta da una forma estrema di tumore al fegato.

Un caso clinico oltre ogni limite: tumore “super gigante” e diagnosi iniziale senza via d’uscita

La paziente era affetta da un epatocarcinoma di oltre 15 centimetri, classificato come “super gigante”. Questa tipologia tumorale, per la sua estensione e il frequente coinvolgimento delle principali strutture vascolari epatiche, viene solitamente giudicata non operabile. I primi consulti avevano escluso qualsiasi intervento locale, radiologico o chirurgico, proponendo una sola opzione: chemioterapia palliativa, senza prospettive di guarigione.

Tecnologie avanzate e approccio multidisciplinare: la chiave del successo

Il caso è stato sottoposto all’attenzione del gruppo multidisciplinare e multiprofessionale di chirurgia epatica dell’Aoup, noto a livello nazionale e internazionale per l’uso di tecniche innovative e imaging di ultima generazione, sia in fase preoperatoria che intraoperatoria. Il team si è distinto nel tempo per la capacità di affrontare interventi pionieristici, spesso tra i primi al mondo.

Nel caso in questione, un’accurata valutazione del quadro clinico ha coinvolto oncologi, radiologi, anatomopatologi, epatologi, anestesisti, rianimatori, chirurghi e personale infermieristico specializzato. Dopo un’attenta analisi, è stato deciso di tentare una rimozione chirurgica radicale del tumore. Una scelta audace, fondata su profonda competenza ed esperienza maturata in decenni di attività.

Intervento ad alto rischio e lavoro di squadra in condizioni estreme

L’operazione, durata oltre 15 ore, ha subito un momento drammatico già nelle prime fasi: la paziente ha avuto un arresto cardiocircolatorio, una complicanza rarissima e potenzialmente fatale, che di norma obbliga all’interruzione immediata dell’intervento.

Invece, grazie alla prontezza e all’efficacia degli anestesisti Gabriella Licitra, Daniele Anacleto Meiattini e Chiara Leoni, in stretta collaborazione con i rianimatori coordinati dal dottor Francesco Forfori, è stato possibile ripristinare la stabilità emodinamica. Dopo una valutazione collegiale in tempo reale, è stata presa la decisione cruciale di proseguire con la chirurgia.

Il team ha poi affrontato la parte più delicata dell’intervento: la ricostruzione della confluenza epatocavale, un passaggio tecnico complesso ma indispensabile per garantire la funzionalità del fegato rimanente. La perfetta integrazione tra le diverse professionalità, unita alla determinazione a portare a termine l’intervento, ha permesso di superare ogni difficoltà.

Recupero eccezionale e speranza per il futuro

A distanza di sole due settimane, la paziente è stata dimessa in buone condizioni generali. Ma il dato più straordinario riguarda il lungo termine: a otto mesi dall’intervento, è completamente libera dalla malattia, in ottima salute e ha potuto persino tornare a godersi la stagione estiva, un risultato impensabile all’inizio del percorso.

Questo intervento segna non solo un primato medico, ma conferma l’Aoup come centro di riferimento per la chirurgia epatica ad alta complessità, diventando un punto di riferimento anche per casi giudicati inoperabili altrove.

© Riproduzione riservata

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