PISA – Secondo le stime, circa due specie vegetali su cinque nel mondo sono minacciate dall’estinzione. Un dato che impone una riflessione urgente: come decidere quali piante salvare per prime?
La risposta arriva da Pisa: un nuovo metodo per le banche dei semi
Un team di ricercatori dell’università di Pisa, guidato dal Professor Angelino Carta del Dipartimento di Biologia, ha sviluppato una nuova metodologia per selezionare in modo strategico le specie da conservare nelle banche dei semi.
Il metodo si basa sulla rilevanza evolutiva delle piante e permette di ottimizzare le collezioni già esistenti, includendo specie rare o poco rappresentate ma fondamentali per la diversità della flora europea.
L’analisi ha mostrato che le attuali collezioni custodite nelle banche dei semi europee coprono solo una parte della diversità evolutiva complessiva: si stima infatti che rappresentino tra il 43,29% e il 66,40% del potenziale massimo. Questo significa che una quota significativa della storia evolutiva delle piante europee non è ancora protetta, evidenziando la necessità di strategie più mirate per colmare questi vuoti.
Uno studio europeo per proteggere la biodiversità
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica New Phytologist e ha coinvolto anche ricercatori della Stazione Biologica di Doñana (Spagna), degli Orti Botanici di Ginevra (Svizzera), Meise (Belgio) e Kew Gardens (Regno Unito).
Sono stati analizzati dati provenienti da 109 banche dei semi, con un totale di oltre 22.000 specie della flora europea. Il risultato? Le banche custodiscono una ricca varietà di piante, ma non ancora tutta la diversità evolutiva possibile.
Cosa manca nelle banche dei semi? E perché è importante
Alcune linee evolutive delle piante non sono ancora rappresentate nelle collezioni. Le specie escluse fino a oggi, ma il cui inserimento sarebbe importante, sono soprattutto quelle che rappresentano un unicum evolutivo: piante con strategie riproduttive singolari o presenti esclusivamente in aree geografiche ristrette. Proprio per queste caratteristiche, la loro conservazione è essenziale per tutelare la biodiversità e colmare le lacune ancora esistenti.
“Si tratta di un metodo che può essere personalizzato per adattarlo a diversi obiettivi di conservazione, fino all’esaurimento del budget disponibile – sottolinea Carta – La nostra ricerca rappresenta quindi un passo fondamentale per future azioni di conservazione. I risultati possono servire come base di discussione per promuovere nuove politiche, incluso la salvaguardia delle specie in via di estinzione, la resilienza dei sistemi agroalimentari e l’identificazione delle specie più adatte al restauro degli habitat in uno scenario di cambiamenti climatici”.