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CALENZANO – Tragedia di Calenzano: la Toscana piange le sue vittime
Tragedia di Calenzano, mercoledì 11 dicembre è il giorno del lutto proclamato in tutta la Toscana per le cinque vittime dell’esplosione avvenuta lunedì 9 dicembre nel deposito carburanti Eni a Calenzano, provincia di Firenze, come annunciato dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Sono 26 i feriti.
“Le bandiere degli edifici della Regione esposte a mezz’asta per l’intera giornata e listate a lutto”, ha spiegato il presidente Giani che invita gli enti locali e agli enti decentrati dello Stato aventi sede in Toscana ad aderire alla giornata di cordoglio.
I cinque morti sul lavoro, vittime dell’esplosione al deposito Eni a Calenzano, provincia di Firenze, lunedì 9 dicembre, erano alla guida di autocisterne e si trovavano nell’area della pensilina di carico del deposito Eni.
Le vittime sono Vincenzo Martinelli, 51 anni, originario di Napoli ma da anni residente a Prato. Carmelo Corso, 57 anni, nato a Catania e anch’egli residente a Prato. Gerardo Pepe, 46 anni, nato in Germania da genitori italiani. Franco Cirielli, 46 anni, originario di Matera. Davide Baronti, 49 anni, nato ad Angera, provincia di Varese, ma cresciuto a Livorno, residente a Bientina, in provincia di Pisa.
La Procura di Prato, procuratore Luca Tescaroli, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e disastro colposo.
Tescaroli ha incaricato due consulenti per svolgere accertamenti per le indagini sulla deflagrazione. Sono l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino. Entrambi hanno già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato il procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era pm a Caltanissetta.
Il sindaco ha esteso il lutto cittadino di lunedì 9 e martedì 10 anche a mercoledì 11 dicembre, invitando tutta la popolazione a osservare alle 10 un minuto di silenzio.
“La comunità di Calenzano è addolorata e colpita fortemente da questa tragedia. Adesso è il momento del lutto e saremo presenti al deposito per rendere omaggio alle vittime. Ringraziamo nuovamente i Vigili del fuoco, i soccorritori e le forze dell’ordine. Come amministrazione comunale di Calenzano porremo alle istituzioni la questione se la presenza di questo impianto sia ancora compatibile in un contesto urbanistico delicato come il nostro”.
Un minuto di silenzio, un abbraccio collettivo di tutto il Consiglio regionale della Toscana alle famiglie delle vittime e dei feriti della tragedia di Calenzano, a tutta la comunità colpita e un ringraziamento alle forze dell’ordine e ai volontari impegnati sul campo. Così il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha aperto martedì 10 dicembre la seduta di aula. Una seduta che si è poi conclusa, in segno di rispetto delle vittime, dei familiari e dell’intera comunità di Calenzano, al termine degli interventi dei capigruppo.
Mazzeo: “Abbiamo scelto di essere qui nel ricordo di quelle persone che hanno perso la propria vita in un luogo di lavoro. E’ un’altra tragedia che tocca la Toscana, dopo quella di via Mariti”. Il ringraziamento del presidente va anche a “chi sta cercando di fare da subito chiarezza sull’accaduto: i tecnici di Arpat, la magistratura, la procura della Repubblica, i vigili del fuoco”. “Non dobbiamo abbassare la guardia; ogni qualvolta accade un fatto come questo e un uomo o una donna perdono la vita sul lavoro – ha aggiunto – nessuno di noi si può sentire lontano e nessuno di noi si può sentire non responsabile”. E ancora: “Servono misure e fatti concreti per la sicurezza nei luoghi di lavoro e collaborazione tra istituzioni ed enti locali per cercare di evitare che anche una sola persona possa morire in un luogo di lavoro”.
“La seduta consiliare, – ha detto il presidente della giunta Eugenio Giani – ha il senso della partecipazione attiva della Regione a quella che è una tragedia che ci ferisce profondamente e che richiede una valutazione suppletiva, quando sarà passata l’emergenza, per capire l’appropriatezza di un impianto così importante e con elementi di pericolosità nel contesto della città metropolitana, in un territorio che intorno a esso oggi ha una forte connotazione urbana e nel quale si concentrano, sostanzialmente 800mila persone”. Il presidente ha precisato che il carburante arriva direttamente all’impianto Eni di Calenzano attraverso la condotta sotterranea dalla raffineria di Livorno.
“L’incidente poteva avere conseguenze ben più gravi se le fiamme avessero toccato altre cisterne di stoccaggio” e le “misure di sicurezza dell’impianto stesso e il tempestivo intervento dei vigili del fuoco sono stati fondamentali per isolare l’incendio alla sola area della pensilina destinata alle autobotti”. Ricordando che il luogo è stato posto sotto sequestro dalla magistratura, Giani ha detto che “adesso sarà l’inchiesta a fare chiarezza sulle cause che hanno generato l’incendio e sulla sua dinamica precisa”.
In prospettiva, ha aggiunto ancora Giani, “dovremmo lavorare perché il luogo dove vengono svolte queste funzioni così delicate e così fonte di pericolo, è inappropriato; negli anni ‘60, quando questo luogo fu acquistato da Eni, era aperta campagna, oggi è un’aria densamente urbanizzata sia sul piano industriale che di residenze” e “la prevenzione richiede una diversa distribuzione di funzioni per lo svolgimento di quelle attività che sono inquadrabili nella direttiva Seveso, ovvero di particolare pericolosità”.
Infine, Giani ha espresso apprezzamento per il lavoro del procuratore Tescaroli, ha ricordato la telefonata con il Presidente della Repubblica Mattarella e con il ministro del Lavoro Calderone e ha rinnovato il senso di vicinanza alle famiglie che hanno vissuto questo dramma”.
“Dobbiamo analizzare la logica di come si sviluppano urbanisticamente le aree industriali”, ha detto Andrea Ulmi (gruppo misto-Merito e lealtà). “La cosa giusta da fare oggi è essere qui e rendere omaggio alle vittime”.
“Corretto e doveroso che il Consiglio regionale si sia riunito per esprimere il proprio senso di vicinanza ai familiari delle vittime, dei dispersi, dei feriti”, ha ddettoil vicepresidente tefano Scaramelli, Italia Viva. “A noi il compito di comprendere il fatto che quella zona, logisticamente agevole perché vicina alle arterie di grande comunicazione, oggi sia in un’area di trasformazione urbana, ci pone una riflessione seria sugli sviluppi urbanistici, sulle prescrizioni da dare. Occorre usare massima cautela per lo sviluppo della regione, anche trovando la disponibilità nelle maglie normative, per trovare processi di delocalizzazione di realtà che un tempo erano in campagna e oggi sono in aree urbane”.
“E’ nostro dovere essere qui – ha detto Irene Galletti, M5S – per esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime, ai feriti. Questo è il momento del cordoglio e della riflessione”. Ha poi aggiunto: “L’impianto è lì dagli anni ‘60, ma il tessuto economico e urbano è cambiato, adesso occorre una riflessione alla luce della normativa Seveso e delle modifiche, anche a livello tecnologico, riguardo allo sviluppo dell’industria”. “In questo momento dobbiamo ragionare in termini di pprevenzione e questo ci impone di rivedere il nostro territorio e il suo tessuto urbano”.
“A Calenzano oggi è lutto cittadino e noi non dovevamo essere qui – ha affermato Vittorio Fantozzi, FdI -Lei, presidente, doveva essere a Calenzano. Noi avevamo espresso la volontà di non essere presenti perché riteniamo che ci siano dei limiti invalicabili e non è solo per una questione di rispetto del dolore delle vittime e dei lori famigliari e del silenzio che si deve nell’attesa di chi sta lavorando alla ricerca del disperso; ma anche perché ci sono questioni che non si possono affrontare oggi e devono essere rinviate a dopo l’emergenza, dopo aver raccolto maggiori elementi. Riguardo al nostro dovere, noi siamo un organo di rappresentanza e non dovremmo essere qui per dare battaglia su provvedimenti meramente di ordine politico”, ma è bensì il momento di fermarsi”.
A chiudere il dibattito Vincenzo Ceccarelli, Pd: “Credo che facciamo bene ad essere qui a fare il nostro lavoro. Mercoledi 11 è lutto regionale e anche noi lo rispetteremo. Oggi è un giorno di dolore che ne segue altri e la mente va alle vittime di via Mariti. In Toscana. Fino a novembre ci sono stati 43 decessi, il 26 per cento in più del 2023, ai quali si aggiungono quelli di questa tragica vicenda”. Poi uno sguardo ai dati nazionali: “In Italia ci sono stati, nei primi 9 mesi, 776 vittime (tre morti al giorno) sul lavoro (esclusi quelli in itinere). Questi dati esprimono la tragicità delle morti sul lavoro. Occorre un’azione di sistema che riguarda istituzioni, associazioni, sindacati e ognuno di noi individualmente e credo che nell’ambito dei controlli, della formazione, della promozione culturale stia un impegno corale ma adesso è il momento per piangere le vittime”.