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L’antico Egitto a Forte dei Marmi, ‘Gli Egizi e i doni del Nilo’

Reperti Museo Egizio di Torino in mostra da 1 agosto 2024. Christian Greco ed Evelina Christillin: "Il Museo Egizio si è aperto al mondo". Sindaco Murzi: "Imperdibile percorso archeologico e storico"

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FORTE DEI MARMI – L’antico Egitto a Forte dei Marmi, ‘Gli Egizi e i doni del Nilo’.

L’antico Egitto a Forte dei Marmi, ‘Gli Egizi e i doni del Nilo’ è la mostra che dal primo agosto 2024 vedrà in esposizione al Forte di Leopoldo I a Forte dei Marmi preziosi reperti del Museo Egizio di Torino.

Mostra del Museo Egizio dal titolo ‘Gli Egizi e i doni del Nilo’, curata da Paolo Marini, coordinatore scientifico delle mostre itineranti del Museo. Promossa dalla Fondazione Villa Bertelli e dal Comune di Forte dei Marmi, l’esposizione sarà inaugurata al Forte di Leopoldo I, il primo agosto, dal sindaco di Forte dei Marmi Bruno Murzi dal presidente di Villa Bertelli Ermindo Tucci, dal direttore del Museo Egizio Christian Greco, dalla presidente del Museo Egizio Evelina Christellin.

La rassegna, che rientra tra le iniziative promosse dal Museo Egizio di Torino nell’ambito dei festeggiamenti per il bicentenario del museo, proporrà un viaggio nel tempo alla scoperta dell’antica civiltà nilotica in 24 reperti, dall’epoca predinastica (3900−3300 a.C.) all’età greco-romana (332 a.C.−395 d.C.).

Vasi, stele, amuleti e papiri, oltre alla maschera funeraria di età romana (30 a.C.-395 d.C.), una riproduzione, idealizzata del volto del defunto, destinata alla protezione magica della mummia, offriranno un assaggio del Museo che nell’autunno 2024 celebrerà il bicentenario. Tra i reperti in mostra, un tipico modellino di imbarcazione dei corredi funerari del Primo Periodo Intermedio (2118-1980 a.C.), in legno stuccato e dipinto, e una riproduzione digitale in 3D della monumentale statua di Ramesse II, uno dei reperti simbolo del Museo Egizio, che è inamovibile. In preparazione un’audioguida in italiano e in inglese, con la voce dello scrittore fortemarmino Fabio Genovesi, candidato al Premio Strega con “Oro puro”. Sono allo studio laboratori didattici e visite guidate.

Evelina Christillin e Christian Greco, presidente e direttore Museo Egizio di Torino: “Ci apprestiamo a vivere una nuova stagione di trasformazione, in occasione dei 200 anni del Museo. Celebrarli non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro con un occhio attento anche alla ricostruzione del paesaggio, della natura e della cultura, da cui provengono gli oggetti che custodiamo e raccontiamo al pubblico”.

Bruno Murzi, sindaco Forte dei Marmi: “Ringrazio la presidente Christillin e il direttore Greco per l’opportunità di far vivere ai nostri cittadini, agli ospiti, ma anche a tutti gli studenti di ogni ordine e grado, che inviteremo, questo imperdibile percorso archeologico e storico. Forte dei Marmi deve il suo nome alla realizzazione del simbolo del paese, il Fortino, una struttura fortificata costruita da Leopoldo I Granduca di Toscana, nonno di Leopoldo II, finanziatore, con Carlo X di Francia, della spedizione in Egitto nel 1828, diretta dal grande egittologo Jean Francois Champollion e da Ippolito Rosellini.

“Un legame storico che si riallaccia idealmente” aggiunge il presidente di Villa Bertelli, Ermindo Tucci.

Christillin e Greco: “Dopo la trasformazione del 2015 il Museo Egizio si è aperto al mondo, ha cambiato costantemente la sua offerta espositiva, ha studiato nuove strade e modalità per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto, attraverso la ricerca e le nuove tecnologie. Ora ci apprestiamo a vivere una nuova stagione di trasformazione, in occasione dei 200 anni del Museo. Celebrarli non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro con un occhio attento anche alla ricostruzione del paesaggio, della natura e della cultura, da cui provengono gli oggetti che custodiamo e raccontiamo al pubblico”.

“Alla base di questa evoluzione c’è l’idea di un museo come laboratorio della contemporaneità, attento alla condivisione dei saperi, in cui la storia, l’archeologia e la ricerca, costituiscono non solo uno strumento per preservare il passato e la memoria, ma anche una sorta di lente di ingrandimento sull’oggi e su un patrimonio archeologico, che ci permette di sentirci parte di un’unica collettività”.

 

 

 

© Riproduzione riservata

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