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AREZO – I rischi connessi alla dipendenza dall’estero dei cereali si ripercuotono sulla filiera zootecnica. Il nostro Paese si approvvigiona grazie a materie importate dall’estero, in particolare dai territori oggetto del conflitto fra Russia e Ucraina. Sul tema dell’alimentazione degli animali da allevamento Confagricoltura Arezzo ha svolto un’indagine fra gli operatori di settore.
Secondo quanto rilevato, le criticità riguardano i prezzi, la scarsa elasticità del mercato e la disponibilità dei mangimi. “Attualmente gli allevatori si trovano nella condizione di sostenere costi in rialzo anche oltre il 40% a causa del prezzo dei mangimi e dei rincari dell’energia, ma non finisce qui, dichiara Gianluca Ghini, direttore di Confagricoltura Arezzo, il secondo aspetto critico è che a fronte di una crescita dei costi di produzione, non c’è stato un corrispondente aumento dei prezzi all’ingrosso, per cui il margine di ricavo si è ulteriormente ridotto. Infine, l’ultimo risvolto preoccupante è che nessuna azienda fornitrice di mangimi garantisce l’approvvigionamento oltre settembre”.
Il tema è strettamente connesso a quello della non autosufficienza della produzione di cereali, i mangimi sono prevalentemente composti da mais, orzo e avena. “Occorre una decisione da parte del Governo e dell’Unione Europea che punti a diversificare i canali di approvvigionamento, dichiara Ghini, altrimenti si profila uno scenario di grande incertezza: sia la filiera del latte, sia quella della carne potrebbero subire dei contraccolpi dovuti alla mancanza di mangimi. Il rischio è quello della chiusura di numerose aziende, chiusura che passerebbe da piani di abbattimento dei capi allevati»”.