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CALENZANO – Esplosione al deposito Eni di Calenzano, dopo la chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio si pensa alla ricollocazione.
“Alla luce dell’esito della prima fase delle indagini riguardo all’impianto Eni di Calenzano, luogo della terribile esplosione del 9 dicembre scorso che è costata la vita a cinque persone, ritengo che quell’impianto non sia nella collocazione giusta e lì non debba più stare“.
A dirlo il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che aggiunge: “Per una riconversione degli spazi a partire da un’idea interessante formulata dal sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani, che ha parlato di trasformare quel sito in un hub delle energie rinnovabili. Una proposta da approfondire e sviluppare”.
Sul tema il dibattito è ancora infuocato. “Strage di Stato. Tragedia evitabile. Profitto. A sentire l’eloquio di Fratoianni ci sarebbe quasi da farsi convincere che se qualcosa è andato storto, la colpa è del ‘dio denaro’ e non certo della sua parte politica. Peccato che ci sia una ‘piccolissima’ incongruenza nel suo ragionamento: quel deposito è lì grazie a decenni di piani urbanistici approvati dalla sua area politica. Se davvero la sinistra voleva evitare certi rischi, avrebbe potuto farlo nelle giunte in cui ha governato, anziché sui giornali a tragedia avvenuta”. Lo dichiara Francesco Torselli, eurodeputato di Fratelli d’Italia-Ecr, commentando le parole di Fratoianni sulla tragedia del deposito Eni di Calenzano.
“Le morti sul lavoro sono una ferita per l’Italia intera, e ogni tragedia deve essere un monito per rafforzare sicurezza e controlli – conclude – Ma trasformare ogni dramma in uno slogan ideologico serve solo a lavarsi la coscienza. Chi oggi si straccia le vesti avrebbe dovuto vigilare prima, anziché attaccare strumentalmente un’azienda dipingendola come una sorta di congrega assetata di sangue. Come hanno votato negli anni i sodali di Fratoianni a tutti gli atti di pianificazione urbanistica che hanno permesso ad Eni di operare in quest’area?”.
“Quanto vale una vita umana? Per Eni qualche migliaio di euro. Questo emerge dalle conclusioni delle indagini della procura di Prato, che ieri ha sostenuto che l’esplosione all’impianto Eni di Calenzano dello scorso 9 dicembre, che ha ucciso 5 operai ferendone 29, poteva essere evitata rispettando le procedure di sicurezza. Ma rispettarle avrebbe comportato una spesa maggiore di 255mila euro“. Lo scrive su Facebook Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra.
“Vogliono sempre far credere che le morti sul lavoro sono inevitabili – prosegue il leader di Sinistra Italiana – ma non è affatto vero. C’è sempre dietro una questione di costi da evitare e profitti da gonfiare, di una corsa al ribasso sulla pelle di chi lavora. E per di più tutto ciò è avvenuto in un impianto del gruppo Eni, un’azienda di proprietà pubblica, che sta conseguendo profitti stellari senza precedenti. È stata una strage di Stato in nome del profitto di pochi. Bastava evitare di svolgere in contemporanea la manutenzione dell’impianto con il carico e scarico del carburante per salvare la vita a cinque persone. Bastava fermare le operazioni e rispettare le norme di sicurezza. Bastava non vendere la propria anima al dio denaro. Non possiamo più permettere tutto ciò. E quell’impianto ora non rimanga lì un giorno di più”.