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FIRENZE – “Bisogna superare un sistema ospedale-centrico e acuto-centrico. La parola chiave non è ‘cura’, ma presa in carico nel tempo: piani personalizzati, educazione terapeutica, coinvolgimento del caregiver, servizi domiciliari avanzati e continuità digitale”. A dirlo il professor Walter Ricciardi, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, intervenendo oggi (22 novembre) a Firenze, alla conferenza Navigare la complessità di un mondo in tempesta: le sfide per la salute organizzata dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Firenze.
All’evento ha partecipato anche il presidente dell’Ordine Pietro Dattolo.
“È ormai chiaro che la presa in carico dei pazienti cronici non può essere solo un principio astratto, ma deve tradursi in percorsi concreti, integrati e multidisciplinari – ha dichiarato Dattolo –. La proposta elaborata dal gruppo di lavoro interno all’organismo toscano per il governo clinico va in questa direzione. Team multidisciplinari, specialisti unici di percorso, Case della comunità realmente funzionanti, cartella clinica condivisa e un sistema di prenotazione interno: è da qui che passano modelli di presa in carico della cronicità e della cronicità riacutizzata che dovrebbe essere dí pertinenza territoriale e non finire ai pronto soccorso“.
“La fiducia dei cittadini nel Servizio sanitario nazionale si costruisce con responsabilità, misurazione e comunicazione chiara – ha aggiunto Ricciardi –. Non bastano nuove tecnologie o nuove strutture: senza condizioni di lavoro adeguate e percorsi di carriera attrattivi non ci sarà rilancio possibile per il sistema pubblico. Il problema non sono le autonomie, ma la mancanza di coordinamento e accountability. Solo con una regia forte lo Stato può garantire equità nei Lea e omogeneità nell’accesso ai servizi”.
“Il Pnrr – ha spiegato il professore – è un’occasione straordinaria solo se diventa una leva di riforma organizzativa e di rafforzamento del capitale umano. Se lo consideriamo un semplice programma edilizio o tecnologico, rischiamo un’operazione di cosmetica senza cambiamento reale del modello”.
“Bisogna portare i servizi nei luoghi di vita, scuole, aziende, comunità – ha continuato Ricciardi -, adottare tecnologie realmente integrate nei percorsi clinici, rendere interoperabili i dati, rafforzare la presa in carico territoriale con équipe multiprofessionali. Senza una visione unica e senza misurare gli esiti tutto questo rischia di restare uno slogan“.
Ricciardi ha infine dedicato un passaggio anche al ruolo del digitale e dell’intelligenza artificiale. “Sono strumenti potentissimi – ha precisato –, ma non autosufficienti. Per ridurre le disuguaglianze devono essere accompagnati da alfabetizzazione digitale, percorsi clinico-organizzativi certificati e modelli orientati alla prevenzione. Se lasciati al mercato o a soluzioni isolate, rischiano di generare nuove disuguaglianze digitali“.



