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martedì 22 Luglio 2025
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La nascita di un pianeta vista in tempo reale: lo studio dell’università di Firenze

È successo per la prima volta nella storia del settore dell'astrofisica, grazie al telescopio Vlt dell'istituto fiorentino

FIRENZE – Nel buio profondo dell’universo, a circa 440 anni luce da noi, qualcosa di straordinario sta accadendo: un pianeta sta nascendo, e per la prima volta gli esseri umani potrebbero averne assistito in diretta.

Il luogo è remoto e affascinante: si tratta di Hd 135344B, una giovane stella immersa in una nuvola di gas e polveri — un disco protoplanetario, come lo chiamano gli scienziati — che si muove in vortici spettacolari attorno al suo centro. Fino a oggi, quei disegni erano considerati solo un effetto collaterale del caos cosmico. Ma adesso, uno spiraglio di luce tra le spirali ha fatto ipotizzare l’impensabile: un pianeta, ancora in formazione, sarebbe nascosto proprio lì, nel cuore del disco.

A captare questo momento unico sono stati gli strumenti del Very large telescope (Vlt) dell’Eso, in Cile, grazie in particolare al nuovo occhio tecnologico chiamato Eris. E dietro questa osservazione rivoluzionaria c’è un nome italiano: Francesco Maio, giovane astrofisico dell’Università di Firenze e autore principale dello studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics.

“Non potremo mai assistere alla formazione della Terra, ma qui, intorno a una giovane stella a 440 anni luce di distanza da noi, potremmo trovarci davanti alla nascita di un pianeta in tempo reale”, racconta Maio con entusiasmo.

Il pianeta — che sarebbe due volte più grande di Giove — è stato osservato mentre scolpiva il proprio sentiero nel disco di materia, come un artista che incide la propria opera nell’argilla cosmica. Fino a ora, teorie e modelli avevano solo ipotizzato che queste spirali fossero causate da corpi in formazione. Oggi, invece, la teoria sembra avere finalmente un volto luminoso da osservare.

Ma la storia non finisce qui. Un secondo gruppo di ricercatori, sempre con il supporto dello strumento Eris, ha puntato gli occhi su un altro oggetto celeste: la stella V960 Mon, anch’essa ancora nel pieno della sua giovinezza stellare. Il loro obiettivo era ambizioso: scoprire se quei grovigli di gas osservati in precedenza potessero celare un compagno. E la risposta, ancora una volta, sembra essere positiva.

“Con Eris, ci siamo prefissati di trovare frammenti compatti e luminosi che indicassero la presenza di un compagno nel disco, e ci siamo riusciti”, ha dichiarato Anuroop Dasgupta, dottorando presso l’Eso e autore del secondo studio.

Il compagno in questione potrebbe essere un nuovo pianeta o forse una nana bruna, un oggetto troppo grande per essere un pianeta, ma troppo piccolo per brillare come una stella. In entrambi i casi, sarebbe la prima volta che un oggetto del genere viene individuato durante il suo processo di nascita per instabilità gravitazionale.

Due osservazioni, due stelle, due possibili nuovi mondi. E a fare da filo conduttore, oltre alla tecnologia d’avanguardia dell’Eso, c’è anche il contributo centrale della ricerca italiana: l’università di Firenze, l’Osservatorio astrofisico di Arcetri, le università di Milano e Bologna.

Mentre i telescopi scrutano il cielo, l’umanità assiste, per la prima volta, a ciò che finora era solo immaginabile: la nascita di nuovi pianeti. Un evento tanto distante quanto profondamente vicino, perché ci ricorda — in un sussurro cosmico — come potrebbe essere nato anche il nostro mondo.

© Riproduzione riservata

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