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FIRENZE – L’arte religiosa della Grande Madre Russia dal 2 gennaio trova un posto nel cuore di Firenze, nella reggia di Palazzo Pitti, dove sarà esposta in maniera permanente. La più antica raccolta di icone fuori dalla Russia, messa insieme in anni di appassionato collezionismo, e raramente esposta al pubblico. Una collezione di 78 icone russe, raccolta a Firenze già dai Medici e soprattutto dai Lorena nel corso del Settecento e del secolo successivo, viene per la prima volta presentata in un allestimento, in nuovi sontuosi spazi. Commenta Eike Schmidt, direttore Gallerie degli Uffizi “Con l’inaugurazione del Museo delle icone russe, che coincide con l’accessibilità quotidiana e permanente della Cappella Palatina, ora ritornata al suo splendore grazie a una sapiente illuminazione, si compie un grande passo avanti verso l’apertura al pubblico di tutte le sale affrescate del piano terra di Palazzo Pitti. Ambienti meravigliosi, in passato abitati dai granduchi, purtroppo ancora oggi utilizzate in gran parte come uffici e ambienti di servizio”. Soddisfazione per l’ambasciatore della Federazione Russia in Italia, Sergey Razov. “Le icone russe rappresentano un patrimonio fondamentale della cultura russa, racchiudono in loro l’esperienza spirituale del Popolo russo e della Chiesa Ortodossa. Sono convinto che questa esposizione permanente diventerà un evento di grande valore per il nostro intenso dialogo nel campo della cultura e incentiverà tutti gli estimatori dell’arte russa a recarsi nel nostro Paese e a visitare chiese, templi e monasteri ortodossi dove vengono custoditi i magnifici esempi dell’arte figurativa ortodossa”. Si tratta di quattro grandi sale con affreschi seicenteschi affacciate sul cortile al piano terra di Palazzo Pitti. Appena restaurati, questi spazi entrano ora a far parte del normale percorso di visita della Reggia medicea. Anche la Cappella Palatina, con gli affreschi ottocenteschi di Luigi Ademollo, ora interamente restaurata, viene riaperta e sarà visitabile tutti i giorni. L’allestimento del museo è progettato da Mauro Linari insieme a Paola Scortichini e Pietro Petullà, con l’illuminotecnica a cura dello stesso Linari e Claudia Gerola, e con la curatela storico-artistica di Daniela Parenti.