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Rimborso pedaggi autostrade 2026, crescono dubbi su regole e costi

Le nuove misure dell’Autorità deputata introducono soglie elevate e criteri restrittivi per l’accesso agli indennizzi

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Dal 2026 entrerà in vigore il nuovo sistema di rimborso pedaggi autostrade 2026, previsto dall’Autorità di regolazione dei trasporti per tutelare gli automobilisti in caso di blocchi prolungati della circolazione. La misura introduce per la prima volta criteri uniformi per riconoscere una compensazione economica dopo disservizi sulla rete, ma il Codacons, nel comunicato stampa di ieri (9 novembre), ha segnalato criticità che potrebbero limitarne l’efficacia.

Il provvedimento stabilisce che il rimborso sarà proporzionato alla durata del blocco: 50 per cento del pedaggio per fermi tra 120 e 179 minuti, 75 tra 180 e 239 minuti e 100 oltre le quattro ore. La misura si applicherà solo quando il blocco è causato da un evento perturbativo riconducibile alla gestione dell’infrastruttura. Proprio questa definizione, giudicata troppo generica dall’associazione dei consumatori, potrebbe generare controversie tra utenti e concessionari.

Secondo il Codacons, la soglia minima di due ore per accedere al rimborso è eccessiva, così come risulta elevato il requisito di quattro ore per ottenere la restituzione integrale del pedaggio. L’associazione sottolinea che su molte tratte autostradali tempi del genere rappresentano situazioni eccezionali e difficilmente sostenibili per gli automobilisti.

Un ulteriore punto critico riguarda il recupero dei costi. Il provvedimento dell’Autorità consente infatti alle società concessionarie di riassorbire integralmente gli importi erogati attraverso aumenti dei pedaggi per i primi cinque anni di applicazione, con percentuali decrescenti dal 100% al 20%. Una dinamica che, secondo il Codacons, rischia di trasferire i costi dei rimborsi sulla collettività, riducendo l’effettivo beneficio per i viaggiatori.

Restano comunque da definire modalità chiare per accertare la responsabilità dei blocchi e misurare i tempi di fermo. Il Codacons chiede l’utilizzo di strumenti oggettivi, come i dati dei sistemi di monitoraggio del traffico o i registri delle pattuglie autostradali, per evitare margini di discrezionalità.

© Riproduzione riservata

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