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La Giunta regionale ha formalmente individuato i 16 accorpamenti scolastici richiesti dal Ministero per l’anno 2026/2027, ma ha deciso di non attuarli. L’atto è stato immediatamente sospeso in via cautelativa.
Il risultato pratico è che, per il momento, tutto resta com’è. Il numero delle istituzioni scolastiche autonome in regione rimane fissato a 466.
Al centro dello stop c’è una battaglia legale e sostanziale. La Regione attende l’esito del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Il nodo del contendere è il metodo di calcolo usato da Roma per decidere i tagli. Il Ministero si basa su stime statistiche della popolazione scolastica, non sui dati reali. La differenza è enorme. Secondo l’Ufficio Scolastico Regionale, in classe ci sono quasi 437mila studenti. Le stime ministeriali, invece, si fermano a 428mila. Ballano circa 8mila iscritti: un divario che, secondo la Toscana, rende ingiustificati i tagli.
“Manteniamo rispetto per le istituzioni, ma servono chiarimenti”, ha spiegato il presidente Eugenio Giani. La scelta di congelare tutto serve a evitare decisioni che potrebbero rivelarsi inopportune e creare danni funzionali al sistema. Sulla stessa linea l’assessora Alessandra Nardini. “Ci opponiamo alla logica dei tagli da due anni”, ha ricordato. “La Toscana ha già fatto la sua parte in passato razionalizzando la rete. Ora chiediamo di rivedere i numeri, perché i nostri studenti sono più di quelli stimati a Roma”.
Se la sospensione dovesse cadere, il piano prevede una riduzione da 466 a 450 presidenze. Il sacrificio maggiore toccherebbe a Lucca (4 accorpamenti). Seguirebbero Massa Carrara e Pistoia (3 ciascuna), mentre Firenze, Grosseto e Siena perderebbero 2 autonomie a testa.
La speranza ora si sposta in Parlamento. Giani auspica che, durante il dibattito sulla Finanziaria, arrivino emendamenti capaci di bloccare definitivamente il dimensionamento, ascoltando le voci che arrivano dai territori.



