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FIRENZE – Firenze, Di Giorgi lascia il Pd ed entra in Italia Viva.
Rosa Maria Di Giorgi lascia il Pd ed entra in Italia Viva del leader Matteo Renzi.
La ex vicepresidente del Senato, poi deputata dal 2018 al 2022, assessore in giunta con Renzi sindaco di Firenze, spiega la sua decisione.
“Ho deciso di lasciare il Partito Democratico e di aderire a Italia Viva. Una scelta sofferta, ma convinta, che nasce da riflessioni che ho maturato da tempo e che le ultime vicende fiorentine non hanno fatto che rafforzare ulteriormente. Esco da un partito dove vedo affermarsi giorno dopo giorno la tendenza a superare l’esperienza del Pd, di cui sono stata fondatrice, per tornare al passato Ds”.
Poi Di Giorgi: “Un partito in cui si fatica ad affrontare il confronto con il centro dell’asse politico a favore di uno spostamento a sinistra e verso il Movimento 5 stelle. Dalle questioni di natura sociale ed etica, dall’utero in affitto, alla liberalizzazione delle droghe leggere fino ai temi del fine vita e alle questioni legate al modello di sviluppo che vogliamo. Sono troppe e troppo profonde oramai le distanze che separano il mio modo di pensare dalla linea politica portata avanti dall’attuale gruppo dirigente nazionale. Da qui il senso di estraneità e la sensazione, che condivido con molti cattolici democratici, di essere ospiti non più molto graditi.
Oggi è arrivato dunque il momento per me di uscire dal Pd. Non ho incarichi politici, non lascio nessun seggio, faccio una scelta libera. Aderisco a un partito che si colloca nel campo dove io voglio stare, il Centro democratico e riformista. Lì darò il mio contributo di idee e di esperienza. Ringrazio il gruppo dirigente nazionale e toscano di Italia Viva che ha accolto la mia richiesta di adesione. E ringrazio i moltissimi amici del Partito Democratico che hanno creduto in me, mi hanno sostenuto in questi anni e hanno lavorato con passione accanto a me. Rimarranno sempre nel mio cuore”.
Rosa Maria Di Giorgi aveva proposto le primarie Pd per la candidatura sindaco del dopo Nardella a Firenze.
E nei giorni scorsi rivolta a Nardella: “Il termine autocandidatura evidentemente va forte in città. È un’ autocandidatura quella del sindaco alle europee? O quello di altri assessori che vogliono correre per sindaco? Quale la differenza se le parole sono le medesime, ossia “mettersi a disposizione” per un ruolo? Vedo che il tema è diventato una vera ossessione per alcuni. Oppure si deve pensare che ci siano persone di serie A a disposizione e altre di serie B? Invito tutti a una maggiore coerenza. Non sono mai autocandidature. Chi ha pensato di mettersi a disposizione, è evidente che prima di muoversi ha raccolto richieste provenienti da gruppi, ambienti e soggetti e categorie della città. Ma questo lo sanno bene i dirigenti del partito che invece si stanno muovendo su una scala molto inclinata che non prevede le primarie se non come ultima spiaggia. Le migliori risorse in campo e percorsi condivisi, ecco ciò che sarebbe servito. Ma il dibattito ormai è diventato stucchevole. Credo che i cittadini abbiano già capito quali siano i meccanismi e credo anche che sapranno giudicare”.
E sulle primarie Pd per il candidato sindaco del dopo Nardella, Di Giorgi prima di lasciare il Pd. “Vogliamo tornare alle segrete stanze? Vogliamo evitare una prova di democrazia che altri partiti ci invidiavano? Abbiamo nostalgia di metodi che in molti ritenevamo ormai superati? Insomma chi ha paura delle primarie? Chi è che teme la discussione aperta sul futuro della città, sui programmi, sulle alleanze? Le primarie servono a dare identità ai progetti ed alle persone che hanno idee sulla città e che vogliono proporle agli elettori in una competizione leale e franca che dia spazio a movimenti e associazioni, a tutti coloro che credono che la nostra città possa svilupparsi, essere sempre più vivibile e piena di energia.
Per questo mesi fa ho rotto gli indugi e ho chiesto un confronto aperto e schietto al mio partito per la scelta del candidato, mettendomi per prima a disposizione, come altri a seguire, per questo percorso. Alla luce del sole, senza stanze segrete, senza accordi fra correnti ed equilibrismi che non sono più comprensibili per i cittadini. La stagione che si apre ha bisogno di credibilità, competenza, onestà e dedizione. Usiamo al meglio le nostre risorse, non chiudiamo a riccio il partito e non pieghiamo uno dei nostri tratti distintivi, ossia le primarie, agli interessi o ai capricci di dirigenti più o meno qualificati”.