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Museo di Coverciano, Boniek nella Hall of Fame: “Nel calcio non c’è posto per la Russia”

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FIRENZE – “Voglio ringraziare di cuore tutti coloro che hanno deciso di assegnarmi questo riconoscimento, è bello restare nella storia del calcio italiano. Sono onorato. E non è male entrare a far parte di una squadra infarcita di campioni, da Maradona a Platini, da Van Basten a Ronaldo, passando per Falcao, Gullit e Zanetti. Sono un po’ preoccupato, leggo i nomi di tantissimi fuoriclasse, ma temo che mi toccherà correre anche per loro. A me e a Javier Zanetti…”. Zibi Boniek, tra i calciatori più forti del ventesimo secolo, arrivato alla Juventus dopo il mondiale 1982 vinto dall’Italia, primo giocatore polacco, era una Polonia Nazionale molto forte, del campionato di serie A italiano, nella Hall of Fame del calcio italiano. Riconoscimento istituito nel 2011 da Fondazione Museo del Calcio e FIGC, presidente Gabriele Gravina, per celebrare i giocatori che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del calcio italiano.

Un grande campione Zbigniew Boniek, con Michel Platini, altro fuoriclasse del calcio mondiale, ha costituito la grande coppia ‘straniera’ della Juventus di allora: “Michel è il compagno più forte con cui ho giocato, ma il più grande di sempre è Maradona. Diego era straordinario, ricordo in un Napoli-Juventus che ci eravamo detti di fargli sentire i tacchetti per intimorirlo un po’. Dopo dieci minuti ci siamo guardati e ci siamo detti ‘questo è troppo bravo, non si può picchiare’. Era un ragazzo sensibile, un campione straordinario”. L’ingresso di Boniek nella categoria ‘Giocatore Straniero’ della Hall of Fame risale in realtà al febbraio 2020, ma causa della pandemia verrà premiato a maggio con un’altra leggenda del calcio mondiale, Karl-Heinz Rummenigge. Boniek sul conflitto in atto in Ucraina: “Il mio pensiero va al popolo ucraino. Oggi nel calcio non c’è posto per la Russia, per un Paese che ha invaso un altro Paese. Secondo me non dovrebbero giocare nessuna competizione e non solo per un discorso sanzionatorio, ma anche per una questione di sicurezza. Basti pensare ai rischi legati agli spostamenti, a tutto ciò che concerne la logistica”.

© Riproduzione riservata

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