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Strage Moby Prince a Livorno, Tenerini: “La commissione parlamentare d’inchiesta arriverà alla verità”

Chiara Tenerini, deputata livornese Forza Italia, componente terza commissione: "I punti fermi delle precedenti commissioni non ce li facciamo scardinare da nessuno". Il 10 aprile 1991 a bordo del traghetto morirono 140 persone

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LIVORNO – Il 10 aprile 1025 il 34esimo anniversario della strage del Moby Prince a Livorno, il traghetto diretto a Olbia a bordo del quale morirono 140 persone, tra passeggeri e componenti dell’equipaggio. Un solo superstite

Chiara Tenerini, livornese di Cecina, deputata Forza Italia, è componente della terza commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Pietro Pittalis, Forza Italia, che ha preso il testimone dalle precedenti commissioni. La prima in Senato presieduta da Silvio Lai, Pd. La seconda alla Camera dei Deputati presieduta da Andrea Romano, Pd.

Il punto con Chiara Tenerini dopo l’ultima audizione con Filippo Spiezia, procuratore di Firenze, in modalità segreta, e Maurizio Agnello, procuratore di Livorno da cui è emersa richiesta di archiviazione da parte Dda di Firenze.

Un’audizione dopo la quale c’era stato l’appello del Consiglio Comunale di Livorno, presidente Pietro Caruso, sindaco Luca Salvetti, subito raccolto dalla commissione parlamentare d’inchiesta: “Il nostro impegno non si fermerà”.

Luchino Chessa, figlio del comandante Moby Prince, vittima della strage insieme alla moglie Maria Giulia Ghezzani, e Nicola Rosetti, presidenti delle due associazioni che raggruppano i familiari delle 140 vittime avevano commentato l’audizione di Agnello: “Le sue affermazioni sono particolarmente sconcertanti”

Onorevole Tenerini, come intendete procedere dopo quanto emerso con i procuratori Spiezia e Agnello.

“Dalle due audizioni con i procuratori Spiezia e Agnello siamo usciti perplessi dall’atteggiamento delle procure. Non tanto per la procura di Firenze dove il filone d’inchiesta era mirato al coinvolgimento di infiltrazioni di tipo mafioso e quindi ci sta l’archiviazione. Ci ha spiazzato l’audizione del procuratore di Livorno Agnello. Rimettere sul piatto la questione della nebbia, che pensavamo che il lavoro delle prime due commissioni aveva già risolto, perplessità ne abbiamo avuto. La Agip Abruzzo lì non ci doveva stare, era ferma in un punto vietato. Che la nebbia non ci fosse è un altro dato di fatto. Che ci siano stati problemi con la trasmissione dei soccorsi è un’altra questione. I punti fermi non ce li facciamo scardinare da nessuno e da questi partiamo. Però è stato importante perché noi nelle settimane successive abbiamo rifatto un punto su come procedere”.

La seconda commissione presieduta da Romano ha terminato sostenendo che l’ipotesi più probabile è che una terza nave sia sfilata di fronte alla Moby Prince, mentre la Moby Prince si avvicinava all’Agip Abruzzo, che era in una zona dove non doveva essere. Nel tentativo di evitare la terza nave Moby Prince sarebbe entrata in collisione con Agip Abruzzo. Da qui siete partiti e continuate a procedere?

“E il punto da cui siamo partiti. Ma oggi abbiamo dati in più a disposizione che ci arrivano da studi meteorologici che non avevamo prima. Per cui pensiamo di rifare nuove simulazioni con Cetena. La commissione al di là della verità processuale vuole arrivare a verità storica da consegnare alle famiglie e alla memoria delle vittime. Siamo andati in missione a Milano agli uffici di Eni ma senza esito”.

C’è l’intenzione di audire in terza commissione Alessio Bertrand, componente dell’equipaggio, unico superstite del Moby Prince?

“A distanza di anni può emergere qualcosa di nuovo e diverso. Non ci precludiamo niente. Però vogliamo darci un’impronta di lavoro che non sia dispersiva e si concentri su punti ben precisi”

 

 

© Riproduzione riservata

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