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Detenuto suicida in carcere a Pisa, era in regime semilibertà

Sappe: "Sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea". Uilpa: "Da inizio anno in Italia si sono tolti la vita 20 detenuti. Urgono interventi natura straordinaria"

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PISA – Detenuto suicida in carcere a Pisa, era in regime semilibertà.

Detenuto suicida in carcere a Pisa, a renderlo noto Sappe, sindacato  autonomo Polizia penitenziaria.

L’uomo era sottoposto al regime di semilibertà. Era rientrato nel carcere Don Bosco, rende noto Sappe, dicendo che non si sentiva bene.

“Siamo costernati e affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea”, denuncia il segretario del Sappe, Donato Capece.

Francesco Oliviero, segretario regionale Sappe per la Toscana: “Il detenuto era sottoposto al regime di semilibertà, ossia aveva la possibilità di trascorrere parte del giorno fuori dall’Istituto per poter espletare l’attività lavorativa. Era rientrato in Istituto nel primo pomeriggio sostenendo che non si sentiva bene. Il reparto dove sono ristretti i ‘semiliberi’ è all’interno dell’istituto ma staccato dalle sezioni detentive e considerato il regime detentivo non vi è una presenza stabile del personale di Polizia.

Verso le 17 quando il personale è andato nel reparto per prelevarlo ed accompagnarlo alla visita dal medico lo ha trovato impiccato con un lenzuolo nel cortile dei passeggi. Sono stati inutili i tentativi di soccorso da parte della polizia penitenziaria e dei sanitari. Il problema è preventivo, carenza di operatori sanitari, psicologi e psichiatri è il punto cruciale della questione. A nostro avviso servono concorsi regionali e assunzioni di personale sanitario da destinare esclusivamente alle carceri toscane”.

Donato Capece: “L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono: e il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente di stress per il personale di polizia e per gli altri detenuti” , sottolinea Capece. “È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli, e sono sempre di più, che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione. E se a tutto questo si aggiunga la gravissima carenza di poliziotti penitenziari. Come si fa a lavorare così?”

Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa Polizia penitenziaria: “Un semilibero a Pisa, stamattina un recluso nel circuito ad alta sicurezza di Lecce. Sono gli ultimi due morti per impiccamento nelle nostre carceri, che continuando così rischiano di diventare veri e propri mattatoi. Sono già 20 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. Cifre che anche il direttore della direzione generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giancarlo Cirielli, ha definito impressionanti, ma rispetto alle quali nulla ha potuto fare se non diramare l’ennesima direttiva destinata a non sortire effetti tangibili”.

“E’ di ogni evidenza come il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e i suoi vertici davvero poco possano fare di fronte a quella che ormai è una vera e propria emergenza e di cui non si comprende se il Governo voglia prendere coscienza o meno. Abbiamo infatti letto le dichiarazioni del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, con le quali annuncia la costituzione di un tavolo di lavoro per l’emergenza carceraria, tuttavia non scorgiamo alcuna misura emergenziale. Al contrario, si pensa di affrontare la deriva carceraria con strumenti ordinari, insufficienti e spesso superati.

I suicidi, spiega De Fazio, sono solo la punta di un iceberg alla cui base sono stratificate disfunzioni di ogni tipo. Sovraffollamento detentivo prossimo al 130%, mancanza di operatori di Polizia penitenziaria per almeno il 50%, omicidi, risse, rivolte, aggressioni, traffici illeciti, violenze e sofferenze di ogni genere. A ciò si uniscano le mancanze strutturali, infrastrutturali, organizzative, nelle tecnologie e negli equipaggiamenti e il quadro, seppur approssimato per difetto, è tracciato”.

Per De Fazio “urgono interventi di natura straordinaria. Il governo Meloni vari un decreto carceri prevedendo assunzioni straordinarie e accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria e provvedimenti deflattivi della densità detentiva anche attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei ristretti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti. La politica tutta promuova una legge di delegazione per la riforma complessiva del sistema d’esecuzione penale, la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Non si può restare inerti a contare i morti”.

 

© Riproduzione riservata

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