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Immigrazione e sfruttamento del lavoro a Prato, Confindustria: “Situazione eccezionale”

La vicepresidente Fabia Romagnoli: "Serve la volontà politica di intervenire sul tema. Prato diventi un laboratorio di gestione dei fenomeni migratori"

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PRATO – Immigrazione e sfruttamento del lavoro, all’indomani della visita a Prato della commissione d’inchiesta parlamentare interviene anche Confindustria. 

“La posizione della nostra associazione non è e non è mai stata ostile all’immigrazione – chiarisce la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli -. Siamo anzi consapevoli che la presenza di persone provenienti da altri paesi può costituire, se ben gestita e controllata, un’opportunità preziosa, tanto più in considerazione della situazione demografica del nostro paese e delle difficoltà, già ora in atto e destinate ad aumentare, nel reperimento di alcune figure professionali. Non abbiamo mai richiesto che venissero indirizzati su Prato flussi di migranti, ma nemmeno ne abbiamo osteggiato l’arrivoAbbiamo sempre auspicato che l’integrazione procedesse e guardato con spirito positivo ai ‘nuovi pratesi’, a cominciare da bambini e ragazzi che vanno a scuola con i nostri figli e nipoti. Abbiamo anche sempre affermato che i frequenti casi di illegalità in aziende con conduzione straniera non significano che le imprese italiane siano tutte regolarinon è così, come dimostrano vari casi concreti, e non devono esserci steccati su base etnica per controlli ed eventuali sanzioni. Tuttavia sarebbe intellettualmente disonesto non riconoscere che nelle imprese straniere, e cinesi in particolare, si concentrano fenomeni di illegalità particolarmente gravi e numerosi.

L’11 novembre è stato ascoltato dalla commissione d‘inchiesta, in rappresentanza di Confindustria Toscana Nord, il presidente della sezione Sistema moda Francesco Marini, che ha espresso i medesimi concetti e chiesto la massima attenzione verso la legalità, anche allo scopo di non vedere macchiata la reputazione del territorio, già compromessa da notizie gravi e preoccupanti. Marini ha presentato alla Commissione dati che evidenziano la peculiarità della situazione di Prato rispetto ai fenomeni migratori. 

Sul piano della gestione della legalità a Pratooccorre in primo luogo una volontà politica forte di intervenire conclude Romagnoli -. Ma è fondamentale e propedeutico all’impostazione di qualsiasi strategia il riconoscimento dell’eccezionalità della situazione di Prato in relazione ai fenomeni migratoriBasta qualche numero per giustificare pienamente una presa d’atto in questo senso: la provincia di Prato è oggi la prima a livello nazionale per incidenza di stranieri residenti, che sono poco meno di un cittadino su 4, esattamente il 22,4%. Per capire fino in fondo quanto sia rilevante questo dato è sufficiente confrontarlo con quello della seconda provincia per presenze straniere, Milano, a quota 15,2% e quindi distanziata di ben 7 punti. Ancora più macroscopica la situazione in rapporto all’immigrazione cinese:Prato non solo è la prima provincia italiana per incidenza di stranieri residenti di origine cinese, pari al 14% della popolazione, ma le province a seguire, Firenze e Fermo, hanno entrambe una quota del 2%, un settimo di quella di Prato. In valore assoluto Milano (43mila cinesi residenti) supera sensibilmente Prato (35200), ma parliamo di una provincia che conta 3.230.000 abitanti contro un’altra che ne ha 260mila”. 
“Sul piano economico, le confezioni di abbigliamento a conduzione straniera, pressoché esclusivamente cinese, sono a Prato 4.200, il 91% del totale della provincia – prosegue Romagnoli – gli addetti al settore, non a caso, sono 23.000 e negli ultimi anni in continua crescita, record nazionale e più del doppio di quelli – sommati ed entrambi in regresso – della seconda provincia di questa classifica, Napoli (11.300 addetti), e della terza, Milano (11mila). Per molti anni la nostra associazione ha rimarcato le peculiarità della situazione pratese in rapporto all’immigrazione, peculiarità che erano già rilevanti all’inizio degli anni Duemila ma che col tempo lo sono diventate sempre di più. Avevamo chiesto ripetutamente di studiare un piano per fare di Prato un laboratorio di gestione dei fenomeni migratori: purtroppo questo non è accaduto e qualcosa si è mosso solo a fronte di gravi incidenti. La richiesta di nuove risorse per effettuare i controlli è del tutto condivisibile: ma occorre osservare la situazione pratese nella sua globalità, partendo dall’eccezionalità dell’immigrazione che il territorio accoglie”.

© Riproduzione riservata

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