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Fine vita, Giani chiude: “Non servono leggi divisive”.
Fine vita, la Toscana non seguirà l’esempio dell’Emilia Romagna. Regione Emilia Romagna, presidente Stefano Bonaccini, Pd, che ha definito un percorso per il suicidio assistito. Iter di 42 giorni tra richiesta ed esecuzione del trattamento. Regione Emilia Romagna lo stabilisce con una delibera di giunta approvata nei giorni scorsi e linee di indirizzo per le Ausl.
Con tanto di scontro politico in atto. Le opposizioni presenteranno una risoluzione per un parere dell’Avvocatura di Stato. Forza Italia lavora a un ricorso al Tar. L’associazione Coscioni chiede a Bonaccini di discutere il fine vita in aula.
Di parere diverso Eugenio Giani, Pd, presidente Regione Toscana: “C’è una sentenza della Corte costituzionale del 2019 che si propone in modo considerevole e ponderato, e che consente il trattamento fine vita e l’interruzione volontaria di vita a determinate condizioni, molto rigorose. Abbiamo visto che in Toscana è stato applicato sulla base di quel principio. Quindi, perché sollecitare le forze politiche o le coscienze della gente?”.
Poi Giani: “Non vedo la necessità di portare in Consiglio regionale leggi che poi dividono. Magari una cosa che ho esigenza di fare è di portare il comitato di bioetica dalle singole Asl a un livello regionale, e sarà lo stesso che valuterà su tutte le parti del territorio toscano”.
La Regione Emilia Romagna ha di fatto anticipato la discussione in consiglio sulla cosiddetta proposta di legge Cappato in calendario il 13 febbraio.
Il dispositivo, nelle parole dell’assessore alla Sanità Raffaele Donini, recepisce la sentenza n.242 del 2019 della Corte costituzionale, rendendo di fatto “esigibile” il diritto di “persone che versano in condizioni terminali con sofferenze enormi sul piano fisico e psicologico, ovviamente capaci di intendere e volere”.
Per l’associazione Coscioni che ha raccolto le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare non è questa la strada più giusta. “Sarebbe grave se un consiglio regionale non si assumesse la responsabilità di votare la legge per paura di perdere”.