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AREZZO – Duplice omicidio ad Arezzo, l’ultimo saluto a Sara e Brunetta.
Si sono svolte venerdì 21 aprile pomeriggio in Cattedrale i funerali di Sara Ruschi, 35 anni, e alla mamma Brunetta Ridolfi, 76, uccise a coltellate il 13 aprile da Hicham Jawad, marito di Sara.
Era stato il figlio di 16 anni, in casa con la sorellina di due anni, a chiamare i soccorsi.
Esequie officiale dal vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro monsignore Andrea Migliavacca. “Sconcerto, sgomento, rabbia, dolore, solidarietà con le vittime e i famigliari, silenzio” sono i sentimenti espressi dal vescovo durante la cerimonia funebre.
Lutto cittadino nel giorno dei funerali proclamato con ordinanza del sindaco Alessandro Ghinelli con cui è stata disposta l’esposizione delle bandiere a mezz’asta negli edifici comunali. Invitando gli esercizi commerciali a sospendere l’attività e ad abbassare le saracinesche dei negozi durante la celebrazione delle esequie.
“Un gesto doveroso con il quale l’intera città di Arezzo, rimasta profondamente colpita da quanto successo, partecipa unita al dolore della famiglia”, sottolinea il sindaco.
Una città che numerosa mercoledì sera scorso ha partecipato alla fiaccolata di Sara e della madre Brunetta.
“Sconcerto, sgomento, rabbia, dolore, solidarietà con le vittime e i famigliari, silenzio” sono i sentimenti espressi dal vescovo durante la cerimonia funebre.
“Ancor di più ci indigna il fatto che tale delitto sia stato scatenato contro due donne indifese e innocenti, un nuovo episodio di grave femminicidio, un atto di assoluta assenza di umanità, di cieca violenza, di ferite inferte anche ai figli di Sara, nella casa dell’omicidio. Insieme a tutti questi sentimenti ci accompagna la convinzione che la giustizia possa e debba fare il proprio corso verso chi ha perpetrato un tale atroce duplice delitto. Sono sentimenti che tutti proviamo e che lasciamo visitare ora dalle parole della fede, pensieri ed emozioni nelle quali deve entrare la luce e la parola della fede”.
Poi il vescovo Migliavacca: “Ci accompagna però anche una domanda. Di fronte a tanto dolore e violenza, di fronte alla barbarie del delitto che è stato scatenato ci accompagna anche una domanda: cosa possiamo fare? Cosa possiamo fare noi di fronte all’irreparabile? Cosa possiamo fare di fronte a tanto dolore? Cosa possiamo fare per i familiari delle vittime? Cosa possiamo fare come comunità cittadina ed ecclesiale? Cosa possiamo fare? C’è un gesto che è capace di trasmettere quanto abbiamo nel cuore, i desideri e i sentimenti, un gesto che ci apre all’incontro con l’altro, alla relazione, al farci vicino e condividere, un gesto che possiamo fare: è l’abbraccio, abbracciare. Ecco cosa possiamo fare. Possiamo abbracciare. Abbracciare vuol dire condividere, esprimere un amore così: benevolo, che cerca il bene dell’altro, che vuole riaprire alla speranza e portare consolazione, cerca di sostenere nelle fatiche e nel dolore, offre la pazienza di chi attende e sta vicino. E’ l’amore e di questo parla l’abbraccio. Possiamo abbracciare. Possiamo abbracciare il dolore. Possiamo abbracciare i famigliari di Sara e di Brunetta”.