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Traffico sostanze stupefacenti, sequestrati 420 chili droga. Arresti anche ad Arezzo

Maxi operazione GdF Padova con 100 militari. Cocaina ed eroina valore oltre 34 milioni. 19 arresti. 65 indagati di nazionalità italiana ed albanese. Droga da Olanda attraverso Germania ed Albania

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AREZZO – Traffico sostanze stupefacenti, sequestrati 420 chili droga. Arresti anche ad Arezzo.

Oltre 420 chili di droga per un valore di 34 milioni, 65 indagati, 19 arresti in varie province tra cui anche Arezzo. Con sequestro delle sostanze stupefacenti, di beni per un milione di euro e di un milione di euro in contanti.

Maxi operazione antidroga giovedì 16 novembre. Su delega della Procura Distrettuale di Venezia, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Padova e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), con l’ausilio di unità cinofile, due elicotteri e altri Reparti del Corpo, per un totale di oltre 100 persone impiegate, hanno dato esecuzione a due ordinanze del giudice per le indagini preliminari.

Che ha disposto, rispettivamente, l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 19 soggetti. 14 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, di cui uno residente in Germania. Tutti indagati in ordine al reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, e il sequestro di beni per un milione di euro circa.

Durante le indagini sono stati acquisiti “significativi elementi di riscontro alle evidenze indiziarie delle intercettazioni”. Che hanno condotto all’arresto di 17 corrieri nelle province di Ancona, Arezzo, Bari, Bergamo, Bologna, Modena, Novara, Ravenna, Udine, Venezia e Verona. E al sequestro di cocaina, eroina, hashish e marijuana. Per oltre 420 chilogrammi, del valore stimato – al dettaglio – di oltre 34 milioni di euro, nonché di denaro contante per quasi un milione.

La misura degli arresti domiciliari in territorio tedesco è stata eseguita attraverso l’emissione di un mandato di arresto europeo della Procura di Venezia. Che si è avvalsa della collaborazione di Eurojust per i contatti con l’organo collaterale.

Inoltre, tre degli indagati, che al momento dell’esecuzione si trovavano in territorio albanese, sono stati tratti in arresto dalle forze di Polizia di quel Paese, attivate dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (S.C.I.P.). Anche per il tramite dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza in Albania, a seguito di ricerche disposte dal Ministero della Giustizia ai fini della loro successiva estradizione in Italia.

Contestualmente, esecuzione di numerose perquisizioni nelle province di Treviso, Venezia, Monza Brianza e Ravenna.

Iscritti nel registro degli indagati 65 soggetti principalmente di nazionalità albanese e italiana. Ritenuti, a vario titolo, coinvolti nel traffico illecito di sostanze stupefacenti provenienti dall’Olanda, attraverso la Germania, e dall’Albania, per essere destinate al territorio nazionale.

Secondo l’ipotesi accusatoria, un albanese residente a Ponte di Piave, Treviso, è considerato il promotore del sodalizio criminale.

I provvedimenti cautelari, illustra Guardia di Finanza, sono stati emessi sulla base delle risultanze investigative. Emerse al termine di un’articolata e complessa attività investigativa, avviata nel 2020 e delegata al Nucleo di polizia economico-finanziaria e dal Gruppo di Padova. Con il supporto del Servizio Centrale 1.C.O. della Guardia di Finanza e il coordinamento della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.).

Le investigazioni delle Fiamme Gialle padovane, svolte sotto la direzione della Procura Distrettuale di Venezia, traggono origine dall’arresto di un uomo albanese e una donna italiana. Fermati a Padova nel gennaio 2020. E dal sequestro di 2 chili di eroina rinvenuti nell’auto a loro in uso.

1 successivi accertamenti, “sviluppati sulla scorta dell’analisi dei tabulati delle utenze telefoniche dei soggetti sospettati di essere contigui ai predetti arrestati e di numerosi servizi di osservazione e pedinamento”, hanno consentito di ricostruire la filiera del narcotraffico. Accertandone la provenienza da soggetti albanesi stanziati in Veneto. A loro volta in grado di rifornirsi di ingenti quantitativi provenienti dall’Albania e dall’Olanda.

Le indagini, continua GdF, proseguite con intercettazioni ambientali, telefoniche, installazione di numerose telecamere e sistemi elettronici di tracciamento del posizionamento, hanno permesso di acquisire elementi di responsabilità nei confronti soggetti albanesi, operanti tra le province di Treviso, Venezia e Padova. Che sarebbero dediti all’approvvigionamento e alla distribuzione di significativi quantitativi di droga su tutto il territorio nazionale.

Inoltre, nel corso delle attività investigative sarebbero stati individuati numerosi corrieri. Che trasportavano denaro contante e droga in doppifondi realizzati all’interno degli automezzi
utilizzati. Facendo la spola tra l’Italia, l’Albania e la Germania. E due basi logistiche nei Comuni di Eraclea (VE) e Musile di Piave (VE), adibite a stoccaggio della sostanza stupefacente importata.

La stessa organizzazione si avvaleva, inoltre, di telefoni cellulari criptati di provenienza albanese. Dotati del sistema di messaggistica istantanea ‘Matrix’ e utilizzati per curare la logistica e la movimentazione degli ingenti quantitativi di droga. “Le chiavi di cifratura di tale sistema di comunicazione non consentivano di intercettare le conversazioni tra gli utenti, che erano muniti di appositi codici per eventuali contatti”.

Proprio attraverso la citata piattaforma, sottolinea GdF,  l’associazione sarebbe stata in grado di gestire, in maniera sicura, gli ordini ricevuti dai clienti. Stanziati anche in Regioni del sud Italia (Puglia, Calabria e Lazio). E ricercare autisti disposti ad effettuare le consegne. Impiegando autovetture con apposite intercapedini accessibili tramite sofisticati congegni elettronici.

La Procura di Venezia ha inoltro disposto “gli accertamenti patrimoniali, svolti con l’ausilio dell’applicativo informatico denominato ‘Molecola’, ideato, sviluppato e gestito dal Servizio Centrale 1.C.O., che hanno permesso di individuare i beni riconducibili ai principali indagati, per un controvalore stimato di un milione di euro circa. Tra cui una società elvetica esercente
l’attività di produzione e coltivazione di canapa, intestata formalmente alla moglie del dominus del sodalizio, nonché 7 beni immobili e diverse autovetture di pregio, che sono stati sottoposti a sequestro preventivo”.

© Riproduzione riservata

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