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EMPOLI – Quasi 40 foto stampate su lastre di alluminio, che riproducono con esattezza la vita quotidiana all’interno di un ospedale nel pieno della pandemia. E’ stata inaugurata sabato 1 marzo, alle 9.30, a Palazzo Leggenda (nella ‘galleria d’arte’ con ingresso da piazza del Popolo) la mostra fotografica Immagini che raccontano una storia. Come uno scatto ha fermato un istante di vita vissuta, con le immagini scattate da Nilo Capretti dentro l’ospedale San Giuseppe di Empoli nel maggio 2020, durante il periodo più duro, della pandemia Covid-19.
La mostra è realizzata con il patrocinio del Comune di Empoli, dell’Asl Toscana centro, con la partecipazione della Fondazione Santa Maria Nuova Ets e il sostegno di, Antonini srl, Mac Autoadesivi srl e Magis spa ai quali va un sentito ringraziamento per il loro sostegno al progetto.
Il taglio del nastro si è tenuto alla presenza del sindaco di Empoli Alessio Mantellassi insieme alla giunta, il senatore Dario Parrini, il consigliere regionale Enrico Sostegni, la sindaca di Empoli Brenda Barnini in carica durante i mesi della pandemia. Sono stati invitati anche i sindaci e la giunta comunale dei Comuni del territorio afferenti all’ospedale di Empoli attualmente in carica e gli amministratori locali del periodo interessato. Oltre al presidente della Fondazione Santa Maria Nuova Giancarlo Landini, la direttrice del presidio ospedaliero Francesca Bellini, la direttrice del presidio ospedaliero Francesca Bellini, e colei che l’ha preceduta, Silvia Guarducci in rappresentanza della direzione aziendale dell’Asl Toscana centro, Barbara Ribecchini della segreteria della direzione di presidio, e naturalmente il personale sanitario coinvolto nelle foto dei reparti del presidio.
Presenti anche i primari delle strutture maggiormente coinvolte ai quali va un ringraziamento speciale per la dedizione, l’impegno e la professionalità encomiabili, i dottori Simone Vanni, all’epoca direttore del pronto soccorso, Roberto Tarquini e Luca Masotti, rispettivamente direttori della medicina interna 1 e 2, Rosario Spina direttore del reparto anestesia e rianimazione, Iolanda Montenora direttrice della microbiologia, oltre a Loriana Meini, direttrice dell’assistenza infermieristica insieme ai suoi collaboratori. La direzione del presidio ospedaliero sanitario e infermieristico ci tiene a ringraziare anche il concessionario e le ditte che hanno gestito tutti i servizi logistici e tecnici. Un particolare e sentito ringraziamento da parte della dott.ssa Silvia Guarducci insieme alla dott.ssa Loriana Meini va a tutti i collaboratori che hanno gestito e organizzato un percorso straordinario, al fine di salvaguardare la vita sia dei pazienti in primis ma anche dei professionisti che hanno rischiato ogni giorno senza guardare orari, turni e servizi.
“Queste foto sono la narrazione di un periodo della nostra vita, professionale e personale, che ci ha visti impegnati nell’affrontare una situazione senza precedenti – dichiara la dottoressa Silvia Guarducci all’epoca del Covid direttore del San Giuseppe di Empoli e oggi direttore staff della direzione sanitaria – ma insieme al gruppo di persone dell’ospedale con cui abbiamo lavorato, ci ha permesso di crescere sia come persone sia come professionisti. A tutto il gruppo va ancora il mio grazie per il lavoro, la dedizione e la professionalità. Grazie anche a chi fuori dall’ospedale, istituzioni, associazioni, imprese e singoli cittadini ci hanno sostenuto sia moralmente che operativamente, sono stati tanti, ci hanno aiutato con la loro vicinanza e in molti casi hanno permesso anche di arricchire tecnologicamente l’ospedale San Giuseppe”.
“Non ero al San Giuseppe durante la pandemia – afferma l’attuale direttrice del Presidio dott.ssa Francesca Bellini – ma è ancora vivo il ricordo di un periodo che ha segnato profondamente la vita di tutti. Accanto al dolore per le tante vite perse resta l’orgoglio per il coraggio, la professionalità e lo spirito di collaborazione di chi ha lavorato instancabilmente per la salute di tutti, con il sostegno della comunità: valori che resteranno validi sempre. Questa mostra ci ricorda che il rispetto e la gratitudine verso di loro non dovrebbero mai venire meno, così come l’impegno a sostenere la sanità pubblica e chi ne fa parte”.
“Sono passati pochi anni ma sembra che niente sia successo e ci siamo dimenticati di quei giorni – commenta al taglio del nastro il sindaco Alessio Mantellassi – Ritornano invece quelle sensazioni di una quotidianità completamente aggredita he ha troncato le relazioni e ha appeso le vite alle comunicazioni su come comportarsi di fronte a un nemico invisibile ma estremamente aggressivo. Le immagini riescono a raccontare i volti delle persone che erano in prima linea, tante persone che in corsia hanno lavorato nonostante, finita la fase di emergenza, siano tornate le critiche sui social al lavoro dei sanitari. La sanità pubblica deve essere un grande tesoro e patrimonio di tutti”.
La mostra resterà aperta fino al 15 marzo compreso con questi orari: dal mercoledì al venerdì dalle 17 alle 19, sabato e domenica dalle 17 alle 19.30. Al termine della mostra, le fotografie saranno collocate nei corridoi del presidio ospedaliero San Giuseppe di Empoli.
La mostra. Le 38 foto stampate su lastre di alluminio, riproducono con esattezza la vita quotidiana all’interno di un ospedale nel pieno della pandemia: l’impegno e la professionalità di tutto il personale sanitario ma non solo la fatica e il rischio al quale erano esposti, l’impegno di una nazione intera nel fronteggiare un nemico sconosciuto e temibile. Siamo a maggio 2020, ancora lontani dalla vaccinazione (partita in tutta Europa il 27 dicembre dello stesso anno). In tutta Italia in una settimana si contano oltre 6mila contagi e 1.500 morti (bollettino del 20 maggio 2020 a cura dell’Iss di Roma). L’Italia intera è sotto lockdown fino al 4 maggio, con l’approdo nella cosiddetta fase 2. Il fotografo Nilo Capretti ottiene le necessarie autorizzazioni e nel mese di maggio 2020 scatta le prime immagini.
“Il palcoscenico in cui si svolge il dramma quotidiano delle persone coinvolte – come racconta Capretti nel libretto introduttivo – Mi piacerebbe che queste immagini fossero più che semplici fotografie: un documento; la lettura della storia di un periodo straordinario, fatto di emozioni contrastanti, di gioie e dolori; un monumento alla resilienza e alla dedizione di coloro che hanno risposto alla chiamata del dovere con generosità; un omaggio agli eroi silenziosi di ogni giorno, i guardiani della nostra salute”, conclude il fotografo in questo omaggio.