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Firenze, nuova vita per Palazzo Portinari Salviati

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FIRENZE – Una nuova vita per Palazzo Portinari Salviati a Firenze.

Al piano terra di Palazzo Portinari Salviati di Firenze, dal 15 aprile apre il ‘Salotto Portinari Bar & Bistrot’, con proposte ispirate alla tradizione culinaria toscana e italiana e l’obiettivo di essere un luogo d’incontro, dove troveranno sintesi accoglienza e bellezza.

Bisognerà invece attendere, entro il primo giugno, per poter ammirare la Cappella Salviati, ancora in restauro, e la Corte degli Imperatori e sale attigue, dove è in allestimento il ristorante “Chic Nonna”, il nuovo regno dello chef stellato Vito Mollica, che con la sua proposta di fine dining punta a diventare una vera e propria destinazione per gli amanti del bon vivre.

Afferma Nelson Chang, Ad di Ldc Group da sempre appassionato dell’arte italiana: “Ci siamo presi cura di questa preziosa testimonianza di storia e di cultura, consapevoli di esserne solo i custodi. Il recupero di questo palazzo è anzitutto un’operazione di valorizzazione culturale affinché il suo patrimonio possa essere conosciuto e apprezzato da tutti”.

Ha aggiunto questa mattina il sindaco Dario Nardella, intervenuto alla presentazione del restauro: “Palazzo Portinari non è mai stato aperto alla città e al mondo intero come lo sarà da oggi. Si tratta dello straordinario recupero di un luogo in cui è passata la storia di Firenze e che sarà aperto a tutti”.

Elaine Chang, responsabile dello sviluppo internazionale del gruppo, ha annunciato infatti che saranno organizzate visite guidate al palazzo almeno un giorno la settimana e il ricavato andrà a finanziare altri restauri in città.

L’intervento è stato realizzato sotto la tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato.

La storia del palazzo. La casa nuova è il primo nucleo, del palazzo fatto costruire nella seconda metà del ‘400 dagli eredi di Folco Portinari, padre di Beatrice, unificando il complesso di case dove la musa di Dante aveva vissuto la sua infanzia e giovinezza. Ecco perché la memoria dell’edificio riporta al celebre incontro tra il Sommo Poeta e Beatrice narrato da Dante ne La Vita Nova. Saranno i fratelli Pigello, Acerrito e Tommaso Portinari, grazie alle fortune costruite con i banchi medicei di Venezia, Milano e Bruges (incarichi affidategli anche da Lorenzo il Magnifico) che porteranno a compimento il palazzo negli ultimi decenni del Quattrocento.

Uno dei fratelli, Tommaso, commissionerà al pittore fiammingo Hugo van dei Goes il celebre Trittico con l’Adorazione dei Pastori oggi alla Galleria degli Uffizi. Delle parti monumentali del palazzo risalenti al ‘400 e al ‘500 non si conoscono gli autori ma “si dovette trattare di uomini di vasto ingegno e di artisti di non comune valore” scrive Guido Pampaloni, che fa il nome del grande architetto Michelozzo, con il quale i fratelli Acerrimo e Pigello coltivarono un profondo e duraturo rapporto. Il grande architetto restaurò la facciata e dimora dei due Portinari e fece il disegno della cappella Portinari in Sant’Eustorgio, ripetendovi la struttura quadrata della Sacrestia di San Lorenzo a Firenze.

Con il declino economico della famiglia, nel 1538 l’intera proprietà passerà allo Spedale di Santa Maria Nuova. Nel 1546 Jacopo Salviati, imparentato con Cosimo I dei Medici per via del padre Alamanno, acquisterà il palazzo e un gruppo di case attigue che saranno inglobate in un grande progetto di ampliamento. Il palazzo – lo confermano testimonianze del tempo – era sontuoso sia per l’architettura sia per l’eccellenza dei cicli pittorici e la rarità delle collezioni, che raccoglievano i protagonisti della scena artistica del ‘400 e del ‘500: Donatello, Verrocchio, Cellini, Bronzino. Oggi restano gli splendidi ambienti affrescati dall’Allori, la Corte degli Imperatori e le stanze attigue e la cappella dedicata a Maria Maddalena.

Nel 1768 sarà il duca Anton Maria Salviati a vendere il palazzo al cavalier Niccolò Serguidi per 18 mila scudi. Nei secoli seguenti il complesso passa di mano più volte. Durante il periodo di Firenze capitale ospita il Ministero di Grazia e Giustizia e nel 1921 diviene sede della direzione generale della Banca Toscana.

© Riproduzione riservata

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