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Andato in scena per la prima volta nel 1988, con Nino Manfredi nei panni del protagonista, Gente di facili costumi è considerato, ancora oggi, uno dei testi più eclatanti apparsi sulle scene teatrali italiane negli ultimi decenni. Protagonisti della pièce sono Anna – nome d’arte Principessa – una prostituta disordinata e rumorosa, che sogna di diventare “giostraia”, e Ugo, l’inquilino del piano di sotto, un intellettuale che vivacchia scrivendo per la tv e per il cinema, ma che sogna di fare film d’arte.
La vicenda prende il via la notte in cui Ugo sale al piano di sopra per lamentarsi con la coinquilina che, tornando a notte fonda e accendendo il giradischi, l’ha svegliato, e lei, per la confusione, lascia aperto il rubinetto dell’acqua della vasca, allagando irrimediabilmente l’appartamento di lui. Ugo sarà costretto, quindi, anche a causa di uno sfratto, a trovare rifugio dalla Principessa. Con questa convivenza forzata inizia un confronto/scontro costellato di incidenti e incomprensioni, ma anche un curioso sodalizio, dove ciascuno condivide con l’altro ciò che ha. Le reciproche posizioni vanno a mano a mano ammorbidendosi, perché diventa chiaro che a incontrarsi non sono state solo due vite agli antipodi, ma soprattutto due sogni all’apparenza irrealizzabili. Dall’incontro tra Anna e Ugo nasce un turbine di disastri, malintesi, ilarità e malinconie pienamente in sintonia con l’immagine che il loro autore, Nino Manfredi, ha lasciato nel ricordo di ognuno di noi.
“È l’incontro-scontro – spiega Luca Manfredi nelle note di regia – tra due pianeti che orbitano molto distanti, ma che il destino devia mettendoli sulla stessa traiettoria, facendo esplodere tra loro un rapporto tenero e singolare, che in fondo farà scoprire a ciascuno di loro le qualità più nascoste dell’altro. Una divertente lezione di vita dove alla fine è la persona più semplice e meno colta che insegna all’intellettuale come si vive”.
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