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Nervosismo: questa la parola che aleggia sull’anteprima mondiale del nuovo live action firmato Disney, un remake dello storico Biancaneve del 1935. Il film è uscito nelle sale italiane il 20 marzo, ed è già sulla bocca di tutti.
Perché nervosismo descrive perfettamente l’atmosfera della prima del film? Perché è stata una prima senza giornalisti e media vari a riempire il red carpet con i loro microfoni.
Oltre al cast infatti vi erano presenti solo alcuni membri della produzione e rappresentanti dell’azienda. Una prima cosi sotto tono non può essere altro che l’apice di una campagna promozionale ricca di critica.
Ma da cosa deriva questa critica? Forse la domanda da farsi dovrebbe essere da che cosa non-deriva, dal momento che gli elementi criticati del live action sono innumerevoli.
Il nome Biancaneve si sa, lo portava perché appunto di carnagione bianca come la neve. La bellissima Rachel Zegler però non ha la carnagione bianca come la neve, essendo di origine colombiana.
Inoltre, è proprio lei ad aver mosso accuso di sessismo verso la storia dei fratelli Grimm, e questa critica sessista la ritroviamo fortemente nella sceneggiatura: Biancaneve, originalmente una giovane ragazza in pericolo circondata da uomini, in questo live action sogna di essere una leader e il suo principe non le serve affatto.
Infatti, niente bacio del risveglio o canzoni romantiche, questa Biancaneve è emancipata.
Inoltre, sono spariti anche i 7 nani. Al loro posto, 7 figure fantastiche create artificialmente in Cgi, mossa considerata dalla critica come un’occasione mancata per scritturare invece veri interpreti nani.
Nonostante tutte le controversie di sopra riportate, i pochi fortunati ad avere assistito alla prima lo hanno descritto come uno dei migliori live-action Disney realizzati finora, capace di catturare la magia dell’originale e di trasmettere l’essenza del mondo Disney.
La domanda da farsi quindi è: stiamo assistendo ad un estremizzazione del politicamente corretto oppure alla semplice necessita di modernizzazione delle cose?