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Un’epoca si chiude nel tennis italiano. Con una decisione che ha colto di sorpresa molti appassionati, ma che in fondo era nell’aria da qualche tempo, Fabio Fognini, il tennista ligure ha annunciato in conferenza stampa il suo ritiro dal tennis giocato. Una notizia che segna la fine di una carriera ventennale che ha regalato emozioni, vittorie storiche e momenti di pura follia agonistica, lasciando un segno indelebile nel cuore dei suoi tifosi e nel panorama tennistico mondiale.
Il punto più alto della sua carriera è senza dubbio la vittoria del Masters 1000 di Monte Carlo nel 2019, un trionfo storico che lo ha consacrato tra i grandi del tennis. Sul cemento monegasco, Fognini ha sconfitto avversari del calibro di Rafael Nadal e Alexander Zverev, dimostrando che, nei suoi giorni migliori, poteva battere chiunque. Quella vittoria lo portò anche al suo best ranking di numero 9 del mondo, un traguardo eccezionale per un tennista italiano nell’era moderna. A questo si aggiungono 9 titoli ATP in singolare e 10 in doppio, tra cui gli Australian Open 2015 in coppia con Simone Bolelli, un successo che ha riscritto la storia del tennis italiano in doppio maschile.
L’eredità di Fognini nel tennis italiano
Oltre alle vittorie e ai titoli, l’eredità di Fabio Fognini va ben oltre i numeri. È stato un giocatore che ha saputo infiammare le folle, con la sua personalità debordante e la sua capacità di far innamorare del tennis anche chi non era un purista. Ha aperto la strada a una nuova generazione di tennisti italiani, dimostrando che anche un giocatore dal carattere non convenzionale poteva raggiungere l’élite mondiale.
Le sue dichiarazioni
Le ultime stagioni: “Dopo le difficoltà degli ultimi anni, è giunto il momento di essere sincero con me stesso. L’incontro con Alcaraz ha segnato un punto di non ritorno. Ho registrato dei cali nel ranking, ma il mio amore per questo sport e la mia motivazione restano forti; il tennis è stato con me per tutta la vita. Ho così tanti bei ricordi preziosi che custodirò per sempre. Sapevo, però, che questo giorno sarebbe arrivato”.
Il tennis: “Questo sport mi ha accompagnato per tutta la vita e lo farà ancora. Conserverò tanti bei ricordi. Ho giocato nell’era di Djokovic, Nadal e Federer: i migliori. Fortunato a viverla. Volevo ritirarmi a Monte-Carlo l’anno prossimo, ma la vita è così. Sono felice di dire addio ora. Non farò altri tornei, lascio oggi”.
Cobolli: “Mi piacerebbe avere un colloquio con lui prima della partita, ma è fondamentale che sappia che è qui per giocarsela fino in fondo. Questo è indiscutibilmente uno dei match più importanti della sua carriera. Spero vivamente che si diverta e che questa partita gli dia la possibilità di esprimere il suo massimo potenziale“.
La scelta del ritiro: “Ho riflettuto a lungo la notte precedente l’incontro con Alcaraz, e il mio desiderio era semplicemente divertirmi e esprimere il mio tennis migliore. Tutta una serie di fattori mi ha spinto a questa scelta. Gli infortuni degli ultimi anni mi hanno causato grande sofferenza, e con l’avanzare dell’età, diventa sempre più complicato superarli. Sono convinto che questa sia la decisione più sensata per me. Aver giocato nel campo più prestigioso al mondo rende questo l’addio ideale“.
La carriera: “Ho fatto questo lavoro per 20 anni e non so fare altro, ma non potevo chiedere un’uscita migliore. Competevo male, gli infortuni mi penalizzavano, facevo poche vittorie e perdevo ranking. La vita è un cerchio che si chiude, e serve coraggio per dire basta. Dopo due set con Alcaraz ero distrutto, ma l’inerzia e la voglia mi hanno spinto a continuare, creando questa cornice. È stata una sconfitta/vittoria, mai vissuta così intensamente. La fine è stata bellissima: il saluto di Carlos, la mia uscita dal Centrale e il rientro negli spogliatoi. Questi momenti valgono più di una sconfitta, e farlo qui, davanti alla mia famiglia, vale più di qualsiasi vittoria”.
Futuro: “È difficile a dirsi. La mia priorità ora è godermi l’estate con la famiglia, questo è il mio desiderio più grande. Lasceremo che il futuro si riveli. Sono molto felice di ciò che ho vissuto; il tennis mi ha regalato momenti indescrivibili e ritirarsi così è una grande soddisfazione”.
Migliori partite: “Se dovessi scegliere i miei tre match più significativi, direi la sfida con Alcaraz a Wimbledon, quella con Murray in Coppa Davis e l’incontro con Nadal a Monte-Carlo“.
Ai giovani: “Dedizione, sacrificio e tanta pazienza sono fondamentali. Arrivare al professionismo, in qualsiasi disciplina, è una sfida ardua. E per la mia dedizione, devo un ringraziamento speciale a chi ha creduto in me fin dai primi passi, a tutti i maestri che mi hanno accompagnato da piccolo. Ho sempre avuto il coraggio di esprimere la verità. Ho sbagliato, ma questo è intrinseco a un percorso lungo, costellato di più difficoltà che successi. Si pongono degli obiettivi: talvolta li si raggiunge, altre volte si deve semplicemente chiudere un capitolo. Oggi sono qui per un nuovo inizio. Comincia una nuova vita lontano dal campo. Sarò felice di offrire consigli a chiunque li cerchi, anche accettando critiche costruttive. La schiettezza, a volte, genera attriti, ma da essi si emerge più forti. Questo tratto l’ho ereditato da mio padre, una persona estremamente diretta e sincera”.
Chiosa finale: “In due decenni nel circuito, ho avuto il privilegio di affrontare i più grandi di tutti i tempi, inclusi i due giocatori più forti della storia recente. E poi, giocare un match così contro Alcaraz, è stato qualcosa che nemmeno io prevedevo. Tutto è stato meraviglioso. Sentirò la mancanza della competizione, ma meno quella della routine quotidiana. Sono entrato in questo mondo con umiltà ed esco a testa alta, con una ‘sconfitta/vittoria’ sul Campo Centrale di Wimbledon che, per il Fabio Fognini bambino di Arma di Taggia, rappresenta un sogno che si avvera”.