LIVORNO – Livorno negli ultimi giorni si è trasformata in un mosaico di bandiere e messaggi di solidarietà verso la popolazione palestinese. Le facciate dei palazzi del centro, così come quelle delle periferie, sono punteggiate di drappi rossi, bianchi, verdi e neri che sventolano dalle finestre. Ai balconi si aggiungono striscioni con slogan che chiedono Stop al genocidio, Cessate il fuoco subito e Libertà per la Palestina.
Il fenomeno, che si è diffuso in maniera capillare a partire dalla scorsa settimana, è la testimonianza di una mobilitazione cittadina che non accenna a fermarsi.
Il centro, i Quattro Mori, il quartiere Venezia e le vie limitrofe sono diventati luoghi di ritrovo costante con cortei e sit-in.
Ogni giorno centinaia di persone ribadiscono il loro no ai bombardamenti che continuano a colpire la popolazione civile palestinese con un’attenzione particolare rivolta ai bambini, le prime e più fragili vittime del conflitto.
Protagonisti assoluti della pacifica protesta sono i giovani. Universitari, lavoratori e gruppi di amici hanno organizzato assemblee pubbliche, marce silenziose e perfino laboratori artistici dedicati alla pace, trasformando la protesta in un racconto collettivo che si esprime attraverso arte e musica.
Le associazioni pacifiste locali hanno dato supporto logistico e comunicativo, ma sono i ragazzi a guidare l’iniziativa, utilizzando soprattutto i social network per coordinare le azioni e diffondere immagini delle manifestazioni.
La città labronica, storicamente aperta alle battaglie civili e solidale verso i popoli in difficoltà, conferma così la sua tradizione di impegno politico dal basso. Intanto, le istituzioni locali osservano con attenzione: da un lato riconoscono il valore democratico delle manifestazioni pacifiche, dall’altro invitano a mantenere i toni entro i limiti della civile convivenza.
Quel che è certo è che Livorno ha scelto di farsi sentire. Nel silenzio che spesso circonda le guerre lontane, i balconi pieni di bandiere e le piazze colme di giovani mostrano una città che non intende rimanere spettatrice.