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SIENA – Chiusura Beko Siena, ministro Urso: “Possibili sanzioni per azienda”
“Beko non può chiudere gli stabilimenti in Italia dopo l’acquisizione di Whirlpool per effetto dell’esercizio della clausola golden power e se riteniamo che non è stato pienamente rispettato, possiamo inibirne l’azione o sanzionare l’impresa“. Lo ha sottolineato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante un’audizione alle Commissioni attività produttive della Camera e Industria del Senato.
“Ma quello va fatto quando avremo tutti gli elementi, noi abbiamo detto che c’è un altro tempo supplementare a gennaio“, ha spiegato il ministro.
Per gennaio dovranno “approfondire meglio e presentare un piano industriale che sia pienamente rispettoso dell’esercizio della golden power, quindi con investimenti significativi e garanzia dei livelli occupazionali, ha detto. Poi possiamo discutere di come accompagnare il processo di riconversione e in ogni caso il monitoraggio continua”.
Chiusura Beko a Siena, dopo il nulla di fatto al tavolo Mimit a cui hanno preso parte anche i presidenti di Regione Marche Acquaroli e di Toscana Giani.
Ci sono circa duemila esuberi, 299 a Siena.
Un tavolo al Mimit che Urso commenta: “Secondo tempo supplementare all’azienda Beko per dimostrare di voler puntare davvero sull’Italia, presentando un piano industriale in linea con le prescrizioni della Golden Power perché quello attuale non è accettabile”. Tavolo presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, con la sottosegretaria alle crisi di impresa, Fausta Bergamotto, alla presenza dei rappresentanti delle Regioni Marche, Toscana e Lombardia, degli enti locali, dell’azienda e dei sindacati.
“Prima di chiudere la vicenda applicando i poteri sanzionatori, o addirittura inibitori, previsti dall’esercizio della Golden Power, che abbiamo subito posto in essere, penso sia bene dare un secondo tempo supplementare all’azienda, in quanto il primo non è stato utilizzato come noi tutti auspicavamo. L’azienda presenti un piano industriale assertivo, che preveda investimenti significativi in Italia e un piano produttivo e occupazionale che corrisponda alle prescrizioni introdotte dal governo, sia per quanto riguarda la sovrapposizione con gli altri stabilimenti Whirlpool in Europa, sia con quelli di Beko in Romania. Un vero piano industriale che valorizzi i marchi storici italiani, ambizioso sul piano produttivo e occupazionale e sostenibile nel tempo come hanno chiesto tutte le forze sindacali, le Regioni e i Comuni presenti all’incontro“.
Il confronto tra Ministero, azienda, sindacati e istituzioni locali è quindi aggiornato al mese prossimo, termine entro cui la proprietà dovrà sottoporre al tavolo un nuovo piano industriale.
Beko: “Nell’ottica della più ampia collaborazione, per l’individuazione di una soluzione che possa garantire un futuro alle attività interessate, Beko Europe si impegna a mantenere le produzioni attive e a continuare ad assorbire le significative perdite generate dai siti fino alla fine del 2025, e a continuare la discussione a livello nazionale e locale al fine di agevolare l’individuazione della miglior soluzione possibile”. Durante l’incontro, l’azienda ha confermato integralmente il piano di trasformazione delle attività italiane presentato al Governo e alle parti sociali lo scorso 20 novembre.
Il piano, sottolinea Beko Europe, “!è il risultato di una revisione complessiva delle attività europee dell’azienda, in conformità con il quadro legale e normativo. L’obiettivo primario di Beko Europe è mantenere una presenza manifatturiera ed operativa stabile e di lungo periodo nel continente e, in particolare, in Italia”. Nel corso dell’incontro l’azienda ha ribadito “la centralità dell’Italia nella propria strategia globale come centro di eccellenza per il Cooking, includendo le attività di Ricerca e Sviluppo (R&D) e di Design Industriale, con un investimento previsto di 110 milioni di euro per la produzione di piani cottura, forni e microonde da incasso”.
Beko Europe ha confermato “la disponibilità a proseguire il dialogo con le istituzioni e le parti sociali per definire le modalità e le tempistiche di attuazione, nell’ottica di individuare soluzioni condivise che tutelino il più possibile le persone coinvolte”.
Giani: “Il piano è irricevibile e lo contrasteremo con tutte le nostre forze. Beko rappresenta tutta la Toscana ed è il più importante presidio manifatturiero rimasto a Siena”.
L’azienda ha confermato di volere andare avanti con il piano industriale annunciato venti giorni or sono, che comprende tra l’altro la chiusura nel 2025 degli stabilimenti di Siena e Comunanza (Ascoli Piceno). Un taglio che prevederebbe 1.935 esuberi.
Giani: “Come Regione Toscana ci siamo stati e rimaniamo a dispozione per ogni soluzione possibile, come dimostrano le risorse per la formazione del personale. Ma questo piano non va bene, faremo una opposizione decisa e netta”.
Agnese Carletti, presidente Provincia Siena “Non siamo disponibili ad accettare un piano industriale che, volta dopo volta, rimane sempre lo stesso. L’incontro ha confermato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quanto purtroppo già era stato comunicato e cioè che l’azienda intende chiudere lo stabilimento di Siena entro dicembre 2025. E questo per noi rimane inaccettabile. La richiesta che come Provincia ho avanzato è quella di tenere unita la vertenza perché questa è e rimane una vertenza di carattere nazionale e come tale dovrà essere affrontata nei prossimi mesi. Nelle prossime settimane convocherò nuovamente il tavolo di crisi territoriale per un aggiornamento”.
“Senza alcuna modifica il piano industriale di Beko rimane inaccettabile e ha fatto bene il Governo, attraverso le parole del Ministro Adolfo Urso, a ribadire tale concetto. È necessario insistere con tutte le azioni possibili affinché siano tutelati lavoratori e famiglie“. Così il vicesindaco del Comune di Siena, Michele Capitani. “Da parte dell’amministrazione comunale di Siena ho sottolineato la necessità di proseguire in una serrata trattativa con i vertici dell’azienda che coinvolga tutti gli attori in causa e tenga insieme tutte le varie istanze che arrivano dagli stabilimenti per cui è stata ipotizzata la chiusura, pur tenendo conto delle peculiarità di ogni territorio. Siena, in questo senso, si trova in una posizione di debolezza non facile per le criticità che ben conosciamo e che derivano da anni di scelte sbagliate, a partire dalla questione immobiliare che investe il sito di viale Toselli, per proseguire con quella delle infrastrutture che rendono il territorio meno attrattivo o con quella legata all’indotto. La fabbrica senese non deve, però, essere penalizzata in termini di risorse necessarie per far ripartire il sito: anzi, proprio le sue peculiarità richiedono uno sforzo maggiore a fronte di una vicenda che ha risvolti drammatici per l’occupazione a Siena e nei comuni limitrofi. I mancati investimenti arrivano da lontano, come ha ripercorso il Ministro citando i marchi Merloni e Whirlpool, con risorse ricevute che, per quanto riguarda Siena, non hanno poi avuto reali ricadute sul territorio. Da parte del Comune ribadiamo che l’area dovrà rimanere a vocazione industriale e che Beko debba essere coinvolta direttamente in un processo di re-industrializzazione”.
Elly Schlein, segretaria Pd, con i lavoratori a Siena: “E’ possibile che il governo su Beko abbia mentito, con questa storia del Golden power, quando hanno detto che avrebbe evitato i licenziamenti. Oppure siamo di fronte a un governo che si fa calpestare la faccia dalla prima multinazionale che passa. Vogliamo vedere un impegno serio da parte di questo governo ad essere di parola con quanto aveva detto, e cioè che non ci sarebbero stati i licenziamenti”.