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In materia di stupefacenti la criminalità cinese detiene e gestisce quasi in esclusiva il traffico e lo spaccio dello shaboo. Si tratta di una droga sintetica molto diffusa tra i giovani asiatici che viene ceduta talvolta anche a pusher di altre nazionalità in particolare filippini e africani. E’ quanto emerge dalla relazione semestrale della Dia relativa al primo semestre 2021.
Come si legge nella relazione della Dia, la criminalità cinese presenta una struttura sostanzialmente gerarchica le cui connotazioni sono incentrate su relazioni di carattere familiare e solidaristico. La caratteristica principale dei gruppi criminali cinesi è data dalla loro struttura chiusa e inaccessibile. In taluni casi sono emersi accordi di tipo funzionale con organizzazioni italiane o la costituzione di piccoli sodalizi multietnici volti alla gestione della prostituzione, alla commissione di reati finanziari e al traffico di rifiuti. Le regioni con maggiore presenza della criminalità cinese risultano essere la Toscana, la Lombardia, il Piemonte, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Campania ed il Lazio dove sono state avviate attività commerciali di diverse tipologie e talvolta si registrerebbe la presenza di connazionali costretti a lavorare in totale assenza dei requisiti minimi di sicurezza e di tutela igienico-sanitaria.
Come spiega la relazione, i reati tipici dei sodalizi cinesi perpetrati all’interno della loro stessa comunità etnica sono le estorsioni e le rapine. I delitti principali commessi all’esterno del loro alveo etnico risultano essere invece la contraffazione, il traffico e lo spaccio di metanfetamine, i reati finanziari e le illecite movimentazioni di denaro, il traffico illecito di rifiuti e la gestione di giochi e scommesse clandestine. Gli stessi sodalizi risultano attivi anche nella falsificazione di documenti finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la tratta di esseri umani, quest’ultima collegata allo sfruttamento del lavoro e della prostituzione”.