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LIVORNO – Un totale di 24 concerti con 132 artisti provenienti da 26 diversi paesi del mondo, tra i quali 83 giovani talenti. Prosegue il Livorno Music Festival iniziato ieri (7 agosto) con tani appuntaenti in programma fino all’1 settembre.
Ventisei giorni di live music in 7 dei luoghi culturalmente più significativi del patrimonio storico e artistico della città di Livorno oltre a una trasferta a Suvereto e una a Pontedera e 32 corsi di alto perfezionamento strumentale e interpretazione musicale, favorendo la promozione di scambi culturali internazionali e la formazione di giovani musicisti di ogni età e nazionalità.
“A nome dell’Associazione Amici della Musica di Livorno – afferma il direttore artistico Vittorio Ceccanti – sono felice di presentare il cartellone dei concerti della 14esima edizione del Livorno Music Festival, che vanta numeri ancora più alti della precedente, i corsi di perfezionamento sono 5 in più e i concerti sono 3 in più, maggiori anche le opportunità concertistiche per i giovani musicisti di talento italiani e stranieri, che quest’anno sono ben 83, selezionati tra oltre 300 iscritti alle Master. Il calendario degli eventi è di altissimo profilo internazionale, sono quasi tutti produzioni originali create appositamente per il Festival, con una forte concentrazione di repertori da camera, cardine della condivisione musicale che sta a cuore al festival, con omaggi ad importanti ricorrenze (Gabriel Fauré, Giacomo Puccini, Ferruccio Busoni, Arnold Schönberg, Luigi Nono, Francesco Petrarca, Enrico Berlinguer), e con la presenza di programmi innovativi caratterizzati dalla contaminazione dei generi”.
“L’attenzione per le nuove generazioni – prosegue il direttore – è da sempre la principale missione del festival. Garantire ai giovani la combinazione tra un’esperienza formativa di altissimo livello e quella concertistica professionale con artisti altamente qualificati, inserendoli nel programma dei concerti in formazioni cameristiche, è uno straordinario stimolo di crescita umana e musicale e crea una vera e propria bottega della musica, una bottega che diventa anche famiglia, dove nascono sinergie e amicizie, esempio per una migliore società civile di cui abbiamo fortemente bisogno”.
32 masterclass, 38 insegnanti, 26 giorni di lezioni al Livorno Music Festival. E in parallelo, ogni giorno (tranne i lunedì) da ieri (7 agosto) a domenica 1 settembre, una serie di 24 concerti superlativi, ciascuno pensato specificamente per il festival e che si può ascoltare quindi soltanto a Livorno e non in tanti altri festival nazionali come succede normalmente per quasi tutte le altre realtà del settore. Protagonisti 49 artisti italiani e stranieri di fama internazionale, 83 giovani italiani e stranieri fra strumentisti e cantanti, impegnati come solisti, in gruppi da camera, in orchestra di sassofoni, per un totale di 132 artisti oltre a una trentina di giovani componenti dell’Orchestra del Conservatorio Statale di Musica Mascagni, nuova presenza al festival di quest’anno che segna un ulteriore sviluppo della sinergia con il conservatorio della città.
Questa è la formula del Festival: passare il testimone tra generazioni di musicisti non solo durante le lezioni in aula, ma attraverso il confronto diretto sul palcoscenico, spazio che così diventa un aggregatore di esperienze diverse, di modi per forza differenti di intendere la musica, che tuttavia, con la discussione e lo scambio di idee durante le prove, devono arrivare ad armonizzarsi in una visione comune.
Illustri i nomi degli artisti: solisti di vasta carriera internazionale, prime parti di grandi orchestre europee, didatti provenienti dalle maggiori accademie del continente. Programmi che si espandono in lungo e in largo tra epoche e generi, dal barocco all’oggi. E la collaborazione con altre realtà culturali del territorio, quali il Conservatorio Mascagni, il Mascagni Festival, il liceo Niccolini Palli, il Museo Piaggio di Pontedera, l’Ente Concerti di Suvereto, la Fondazione Scuola di Musica di Fiesole, Contempoartensemble e Sifare Classical.
Il programma
Dopo il concerto di apertura del 7 agosto, l’8 agosto
si comincia con un piano recital d’eccezione, con Louis Lortie, concertista di fama mondiale vincitore del primo premio al Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni nel 1984. Il Museo di Storia Naturale è l’ambientazione perfetta per le cangianti musiche di quello che è stato il fil rouge tra romanticismo e modernità: Gabriel Fauré. Nei brani che verranno eseguiti al piano all’ombra dello scheletro della balena nell’affascinante sala del Mediterraneo, si crea un tappeto sonoro che traghetterà l’ascoltatore in un saliscendi acquatico di fluide armonie e dissonanze. Completano il programma gli omaggi al compositore francese di celebri musicisti contemporanei quali Aubert, Ravel e altri.
Il festival prosegue venerdì (9 agosto) nella folla animata e vitale del Mercato Centrale di Livorno, dove il virtuosismo melodico di Giuliani incontra i viaggi onirici di Fauré, Mozart, con il dialogo appassionato e di pari complessità stilistica tra pianoforte e flauto (in origine violino) e a chiudere l’Andante et rondò del compositore flautista austriaco Franz Doppler, celeberrimo tra i suoi duetti per flauti. Un concerto che vi farà emozionare, suonato dalla giovanissima star del flauto Alberto Navarra (premi internazionali ai concorsi solistici Severino Gazzelloni nel 2021 e Carl Nielsen nel 2022), il chitarrista Andrea Dieci, concertista e docente al Conservatorio di Modena, il pianista Eugenio Milazzo e alcuni giovani talenti internazionali.
Un altro appuntamento al Museo di Storia Naturale sabato (10 agosto). Questa volta il primo attore della serata è il pianoforte, attorno al quale ruotano le musiche scelte di Bach col suo splendido Concerto Italiano, celebre per la sua alternanza tra i piani e i forte che ricreano l’alternarsi del dialogo musicale tra più strumenti come in un vero e proprio concerto per orchestra. Seguono lo Scherzo di Chopin, dai forti connotati drammatici ed emotivi, e la malinconica e fascinosa Sonata di Šostakovič, per chiudere poi con Beethoven e la versione per trio del suo celeberrimo settimino in mi bemolle maggiore, molto impegnativo per i tre musicisti con una versione più solistica dell’originale. Il tutto affidato ad un gruppo ristretto di musicisti composto da due giovani promettenti pianisti, dal clarinettista del Maggio Musicale Fiorentino Giovanni Riccucci, il violoncello di Gabriele Geminiani, concertista e docente al Conservatorio Rossini di Pesaro e dal pianoforte di Alessandro Deljavan, talento internazionale e docente al Conservatorio Umberto Giordano di Foggia.
Domenica (11 agosto) alle 6 un gruppo di musicisti composto dai violoncelli di Geminiani e Di Tonno (docente al conservatorio di Piacenza e violoncellista del Quartetto Klimt), dal pianoforte di Silvia Da Boit (camerista e concertista di chiara fama) e da giovani talenti del Festival, suoneranno il loro saluto alla giornata nascente. All’alba la musica risplende assieme al sole che nasce, riflesso sulle acque che contornano la storica e possente Fortezza Vecchia di Antonio da Sangallo, capolavoro innovativo dell’architettura militare del 1500. Ogni brano del concerto saluta il sole nella sua nascita quotidiana, spaziando da canti per pianoforte e voce, ad un brano per chitarra sola, a due pezzi per piano solo, dedicati tutti all’alba, fino a concludere con una composizione per ensemble di violoncelli di Samuel Barber, brano reso leggendario dal film Platoon di Oliver Stone, quando ormai il sole si è già destato su Livorno.
Il festival continua sempre domenica sera alle 21 con la voce del mezzosoprano Manuela Custer, che ha calcato le scene dei migliori teatri internazionali, assieme alla chitarra di Andrea Dieci, al contrabbasso di Anita Mazzantini (contrabbasso a Santa Cecilia), il piano di Silvia da Boit, il Quartetto Klimt (ormai storico e prestigioso esecutore della musica da camera a livello internazionale) e un manipolo di giovani musicisti. E’ quindi la voce la protagonista indiscussa di questa serata, che riecheggia nella cavernosa ed epica Cannoniera della Fortezza Vecchia, spaziando da Britten a Schubert, da Poulenc a Fauré, con un programma variopinto e incentrato sulla forma canzone e sulla contaminazione tra tradizione folkloristica e modernità. Solo coloro che accettano la loro solitudine e rifiutano ogni sorta di rifugio – il nazionalismo tribale o i sistemi intellettuali ermetici – porteranno avanti il patrimonio umano (Benjamin Britten).
Martedi 13 agosto Simone Librale al pianoforte, Cosimo Profita al clarinetto e il giovane talentuoso Duo Nami, formato da due violoncelli, eseguiranno in prima assoluta le composizioni ispirate alle liriche di Francesco Petrarca, in occasione del 650° dalla sua morte, create da otto giovani compositori appositamente per l’occasione. Come sono arrivato qui, e quando? credendo di essere giunto in paradiso, e non là dov’ero.
Da allora amo quest’erba verdeggiante al punto da non trovare pace in nessun altro posto.
Canzone, se tu fossi bella e ornata quanto ambisci ad essere per descrivere ciò di cui tu parli, potresti impavida e senza vergogna uscire da questa valletta boscosa e andare fra la gente, a farti conoscere ed ascoltare.
La sera di mercoledì 14 agosto è la volta del Quartetto Klimt, coadiuvato dal contrabbasso di Anita Mazzantini e due giovani promettenti musicisti. Posto ironicamente adatto, il Museo di Storia Naturale, per narrare musicalmente le vicende di una malcapitata trota che, nell’arco dello svolgimento dei cinque movimenti, finirà dopo varie peripezie per abboccare all’amo di un pescatore. Il quintetto, scritto da Schubert a soli ventidue anni ma pubblicato soltanto nel 1829 ad un anno dalla sua scomparsa, contiene una straordinaria sintesi del genio musicale del compositore austriaco, tanto da farne dire a Franz Liszt a riguardo: “Il più grande poeta in musica che sia mai esistito”.
Sul palco della Cisterna della Fortezza Vecchia giovedì 15 agosto, un recital nello stile del grande cantautorato italiano, dove però la voce che dà forza ad una felice selezione che propone alcune tra le più famose canzoni italiane d’autore del Novecento è affidata ai tasti del pianoforte sapiente di Ilio Barontini, celeberrimo musicista livornese dalla carriera ultracinquantennale, in una sequenza di emozioni e innovazione che vi lascerà dentro qualcosa d’importante, ne siamo certi.
Saranno il violino Stradivari Conte de Fontana di Pavel Berman, virtuoso concertista e insegnante a Lugano, il violoncello di Vittorio Ceccanti, direttore artistico del Festival, concertista e insegnante al conservatorio di Firenze e il pianoforte di Chong Park, concertista internazionale e capo del dipartimento di pianoforte alla Yonsei University di Seoul, a far risuonare il borgo medievale di Suvereto, venerdì 16 agosto. Il borgo ha quel tipico sapore dolceamaro dei luoghi dove la Storia si è costruita secolo dopo secolo e il cui profumo ancora avvolge ogni pietra che li costruisce. Il Chiostro di San Francesco è totalmente permeato di questo profumo: risalente al 1200, costruito in un’imponente pietra viva, alla sera si tinge di atmosfera ed è ideale cornice per un concerto monografico su Beethoven, e soprattutto per il Trio chiamato Gli Spettri. Soffuso, melanconico, irreale, sospeso, pieno di tensione. Il secondo movimento (di tre) raggiunge l’apice di questo linguaggio musicale (e l’innovazione rispetto alla poetica Beethoveniana), dove la lentezza esasperata e la frantumazione metodica dei temi, crea un’atmosfera che trasale e fa trasalire, eterea e quasi sovrannaturale.
I fiati escono dalle ultime fila dell’orchestra e diventano i protagonisti, in questa serata di sabato 17 agosto tra i libri della Biblioteca dei Bottini dell’Olio, dove un team di giovani fiati capitanato dal flautista Jurgen Franz (della NDR Elbphilarmonie di Amburgo), dal fagotto di Paolo Carlini (primo fagotto dell’ORT) e dal pianista Eugenio Milazzo affronterà una serie di brani tratti da opere celebri di Rossini e Verdi e altri ispirati da arie e tematiche operistiche. Tutti rielaborati da compositori contemporanei di caratura internazionale, per un evento che vi trasporterà tra i palchi di un teatro.
Ancora una volta l’appuntamento al Museo di Storia Naturale, domenica 18 agosto, per un duo pianistico di concertisti d’eccezione, Tatiana Larionova e Davide Cabassi, dove verranno affrontate alcune delle ventuno Danze Ungheresi di Brahms, uno dei suoi primi lavori, incredibilmente appassionate e comunque perfettamente allineate con il suono folkloristico ungherese, tanto caro al compositore. Piccole gemme di estro e vivacità. La Fantasia di Schubert è pura poesia dell’immaginario, pienamente romantica senza scadere mai nel patetismo, ma anzi colma di soggettivo sentimento di affetto lirico. Le orientaleggianti, lontane, atmosferiche improvvisazioni di Schumann rimandano al viaggio in luoghi dai sapori speziati e alieni, misteriosi e sognanti, colmi di citazioni poetiche e letterarie. Nostalgico, intimo, delicato e malinconico, l’Andantino di Schubert ad aprire la serata in maniera ideale.
Di nuovo in Cannoniera martedì 20 agosto per un concerto dalle melodie straordinariamente espressive, all’insegna del romanticismo. Con la viola di Anna Serova, solista nelle più prestigiose sale concertistiche del mondo e 5 giovani talenti italiani e stranieri. Cominciamo con i 5 pezzi di Schumann, dove freschezza inventiva e fascino intimista vengono distillati perfettamente in un connubio esemplare, con il sapore tipico della Hausmusik. Si prosegue con Franck e la sua Sonata in la maggiore, uno dei suoi ultimi capolavori, dove limpidezza strumentale e equilibrio apollineo governano il dialogo tra i due strumenti. Last but not least la Sonata in fa minore op.120, ultima composizione cameristica di Brahms, intima, lucida, poetica e complessa. Musiche che “rifiutano ogni esteriorità, […] non concedono niente al virtuosismo: opere scritte per se stesso, come pagine di un diario”, come dice Rostand.
Il mezzo soprano Alda Caiello (una delle maggiori interpreti nel panorama europeo per versatilità, raffinatezza e capacità espressive), il soprano Maria Eleonora Caminada (esponente di spicco della vocalità contemporanea) e il pianista Alfonso Alberti (concertista e dedicatario delle composizioni dei più grandi compositori contemporanei, scrittore, poeta) incontrano Schönberg, Ligeti, Busoni, Nono, Fauré, Mascagni e Puccini: il Novecento prorompe al Museo di Storia Naturale mercoledì 21 agosto, con un programma dedicato alla voce e al pianoforte. Un’esperienza imperdibile di connessione artistica e innovazione, dove gli artisti del Livorno Music Festival e della Mascagni Academy tessono le trame sonore di compositori fondamentali della scena contemporanea storica, in occasione delle ricorrenze dei loro anniversari. In collaborazione con il Mascagni Festival.
Nella Chiesa di San Ferdinando, detta Crocetta, del grande architetto Giovan Battista Foggini, le melodie di Mendelssohn si intersecano con quelle di Beethoven, per un concerto di speciale intensità con Eva Bindere, spalla della Kremerata Baltica di Gidon Kremer, Anna Serova e alcuni giovani talenti. Il Trio op.9 di Beethoven apre le danze delineando subito quel divino (perché difficile da raggiungere) equilibrio tra i tre strumenti protagonisti, così vicini per estensione, dove la conversazione musicale non ammette prevaricazioni da una parte rispetto le altre. Alchimia in musica che raramente si riesce ad assaporare. Il Quintetto invece è elegiaco, privo di qualsivoglia manierismo, attacca l’ascoltatore alla poltrona (o panca ecclesiastica) e non lo lascia fino alla fine col suo ritmo incisivo e l’eleganza formale sempre concreta e mai superficiale.
Venerdì 23 agosto vedrà Robert Schumann, il pianoforte di Maurizio Baglini, (pianista toscano impegnato in una straordinaria attività esecutiva, didattica, organizzativa) e quello del giovane Paolo Ehrenheim. Una sequenza di brani scelti per farvi viaggiare attraverso l’immaginario espressivo evocato dal sorprendente linguaggio del colto e estroso compositore romantico. Tra quadri d’Oriente, colmi di suggestioni letterarie e giochi di rimandi; l’Arabeske, flash di brevi immagini e delicate atmosfere poetiche sognanti; il Carnaval, dal sapore fantastico e immaginifico, fino ai Bunte Blatter, le foglie colorate, brevi e variopinti, a rievocare davvero l’autunno e i suoi cromatismi, con un sottofondo nostalgico e personale.
Il flauto. Strumento eletto da Pan per sconvolgere i sentimenti, con le sue melodie Dionisiache. Nato dal corpo della ninfa Siringa, di cui il dio silvano era innamorato e che, per sfuggire al suo ferino abbraccio, cadde in uno stagno e vi annegò. Le canne nella polla d’acqua cantarono allora il lamento funebre della fanciulla. Da quelle, per averla sempre con sé, Pan ne fece uno strumento in cui soffiare e ascoltare ancora una volta la voce della sua amata perduta. Il concerto di sabato 24 agosto in Cannoniera alla Fortezza Vecchia, che vede protagonisti esecutori Alice Morzenti (una delle flautiste italiane più attive e qualificate della sua generazione), Eugenio Milazzo al pianoforte e un gruppo di giovani flauti è dedicato a tale strumento; simbolo della natura pastorale, bucolica, melanconica, dell’Arcadia. Luogo ideale immerso nel verde entro cui tutti possono vivere in pace e in sintonia con lo stato di natura.
Bach, Debussy, Ysaye, Liszt, Saint-Saens, Stravinsky. Una carrellata di brani dedicati al virtuosismo in musica per un eterogeneo manipoli di musicisti formati da Xenia Jankovic (violoncellista d’eccezione, insegnante a Detmold), Angela Panieri e Caterina Barontini (pianiste livornesi di grandi doti musicali), assieme ad un bel gruppo di giovani talenti del Festival. Domenica 25 agosto al Museo di Storia Naturale preparatevi a stupirvi con la Suite Francese, che apre subito la serata, baroccheggiante e in realtà italianissima per lo stile, in parte dedicata alla sua seconda moglie, rivela un intreccio delle voci perfettamente esaltato dalla puntuale e curatissima costruzione del fraseggio. Raffinatezza estrema e lirismo virtuoso nella Rapsodia di Debussy per clarinetto e orchestra, qui col pianoforte, nata per il concorso per clarinetto al Conservatorio di Parigi del 1910 come pezzo da eseguire ‘a prima vista’. Dedicata al violinista Manuel Quiroga, la sesta sonata di Ysaye stupisce per la fittissima tessitura di colori e per il virtuosismo turbolento, nello stile di una Habanera. Estrema difficoltà e pathos. Stravinsky compose la Suite Italienne grazie all’incontro col violoncellista Gregor Piatigorskij, traendola dalla sua opera balletto Pulcinella, spartiacque tra il suo periodo russo e quello neoclassico.
All’elegantissimo Grand Hotel Palazzo, davanti agli storici Bagni Pancaldi e alla Terrazza Mascagni, martedì 27 agosto ascolteremo la prima composizione di Giacinto Scelsi, scritta inizialmente per violino e pianoforte. La Sicilienne et Burlesque di Casella, dapprima languida, aggraziata e dissolvente, si fa, nella Burlesca, dinamica, interrotta e giocosa. Quasi, a tratti, Scarlattiana. La musica del francese Regis Campo è colma di vitalità, invenzioni melodiche, coloriture energiche. Maya di Clarke per due flauti e piano ha un carattere sognante e alterna melodie aeree e fluttuanti a suoni gorgoglianti e acquatici, in un saliscendi affascinante e originale. Chiude Morlacchi, con un brano conosciutissimo ai flautisti, perché suonato frequentemente nei recital di flauto e universalmente gradito al pubblico per la sua freschezza di scrittura e la sua esplosiva vena virtuosa e scherzosa, ispirato dai temi melodici del melodramma italiano, ma declinati con variazioni dal sapore brillante e pirotecnico. Suonano il flautista Gianluca Campo, primo flauto della Fenice di Venezia, Barbara Panzarella al pianoforte, fin da giovanissima avviata ad una brillante attività solistica e cameristica, e il giovane Francesco Guarnieri al flauto.
Il 20esimo concerto si terrà mercoledì 28 agosto al Museo di Storia Naturale e vedrà una formazione composta da insigni concertisti quali Marco Rizzi al violino, la viola di Raffaele Mallozzi, Xenia Jankovic al violoncello, Lorenzo Micheli alla chitarra, insieme ad un nutrito gruppo di giovani musicisti con un programma d’eccezione. Schubert finì di scrivere il quintetto per archi a poche settimane dalla morte. É l’opera cameristica più estesa della sua produzione, dalla durata di quasi un’ora. Caleidoscopio di colori armonici, caldo, estremamente dilatato, scuro con due violoncelli al basso, che arricchiscono la tessitura e permettono una sequenza infinita di soluzioni timbriche complesse. Questo brano, a ragion veduta, è stato considerato universalmente il suo capolavoro strumentale, suo testamento spirituale in musica, mettendo in scena un universo sonoro colmo di temi melodici profondi, ardite modulazioni, astratto e metafisico come non mai.
Di nuovo nella splendida chiesa di San Ferdinando giovedì 29 agosto, stavolta con musiche di Gragnani e Mozart, eseguite dal clarinetto di Paolo Beltramini (primo clarinetto nell’ Orchestra della Svizzera Italiana e titolare della cattedra di Clarinetto presso la Hochschule di Luzern), dalla viola di Raffaele Mallozzi (prima viola solista nell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia) e alcuni giovani talenti. Del primo, livornese doc, compositore e chitarrista virtuoso, ascolteremo il Quartetto op.8, eccelso esempio di raffinata scrittura musicale. La chitarra, suo strumento prediletto, suona immediata e fresca, mentre tutta la composizione è percorsa da una grande originalità di soluzioni timbriche mai fini a sé stesse e affida agli strumenti libertà concertante, nel dialogo tra di loro. Il Quartetto e il Quintetto di Mozart continuano e chiudono l’evento, delineando ancora una volta, le qualità creative sovrannaturali del giovane austriaco. Il quartetto, capolavoro assoluto di invenzioni tematiche, contiene nel tempo adagio quello che per molti è stato definito il più bel solo per flauto accompagnato mai stato scritto. Chiude il Quintetto detto Stadler, vertice della sua produzione per strumenti a fiato e pietra miliare del repertorio clarinettistico, mettendone in luce l’estensione, la sensualità del timbro e le inedite doti canore e virtuosistiche.
Nell’originale ambiente del Museo Piaggio di Pontedera (emblema del made in Italy), suggestivo spazio di contaminazione tra archeologia industriale e cultura che si apre sempre con piacere alle arti performative, un recital per voci (Patrizia Ciofi, unanimemente riconosciuta come uno dei soprani più in vista della sua generazione, la cui flessibilità canora le permette di affrontare un repertorio che va dal periodo barocco fino al 20esimo secolo, assieme ad Eugenio Milazzo al piano e ad un gruppo di talentuosi cantanti del festival) e pianoforte che vedrà susseguirsi estratti di opere dal Settecento al Novecento. Occasione ideale per sentire una splendida antologia delle arie più famose della storia del melodramma in musica. Il tutto venerdì 30 agosto alle 21.
Sabato 31 agosto si terrà un concerto di eccezione, con una banda di sassofonisti diretta da Federico Mondelci (da 30 anni, uno dei maggiori e più apprezzati interpreti del panorama musicale internazionale) e Roberto Frati (docente di ruolo della cattedra di sassofono al Conservatorio di Musica Cherubini di Firenze): musica sull’acqua. Letteralmente, dato che la Cannoniera della Fortezza, luogo deputato di questo concerto, è esattamente a livello del mare, come si può vedere dalle finestre tonde (da cui sparavano i cannoni della roccaforte, appunto). E anche il programma, che spazia dal Barocco al Jazz contaminandone i generi in un fortunatissimo e cinetico patchwork musicale, comincia subito con un brano di Handel che dà il nome all’evento. Segue una sequenza di brani da Brahms a Weill passando per Gershwin e finendo con Iorio e Molinelli.
L’ultimo dei 24 concerti del Livorno Music Festival chiude la rassegna al Teatro Goldoni domenica 1 settembre, in coproduzione con il Conservatorio Statale di Musica Pietro Mascagni. Il violino di Boris Belkin (celeberrimo violinista russo, ha suonato, tra gli altri, con Bernstein, Muti, Ozawa, Chung, Mehta, Maazel), la viola di Raffaele Mallozzi, il violino della giovane talento ucraina Oksana Butrynska, il clarinetto della giovane talento taiwanese Man Chi-Chan e l’Orchestra del conservatorio Mascagni diretta da Lorenzo Sbaffi (titolare della cattedra di Esercitazioni Orchestrali presso il Conservatorio Pietro Mascagni di Livorno e compositore) terranno un concerto perfetto per siglare al meglio questa edizione del Livorno Music Festival.
Un programma dedicato a Mozart con due concerti e una sinfonia concertante. Capisaldi della produzione orchestrale del compositore austriaco, il Concerto per violino e orchestra assalta energicamente l’ascoltatore con il suo timbro sospeso tra la malinconia e l’energia. Da menzionare il finale geniale, sussurrato dagli oboi e corni. Il Concerto per clarinetto e orchestra sorprende invece per eleganza concettuale, finitura della ricerca sonora e delle sfumature strumentali. La calibratura dell’organico è perfetta, così come la spontaneità data dalla perfezione formale raggiunta dall’ultimo Mozart. Conclude il concerto e la rassegna del festival la Sinfonia Concertante in mi bemolle maggiore, splendida pagina musicale democratica, dove non esiste prevaricazione di uno strumento sull’altro, ma come nella migliore logica post Haydn, si crea un sincero e paritario dialogo tra violino, viola e orchestra, all’insegna della Concordia Universalis.