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Nel carcere di Prato il sessantesimo suicidio di un detenuto dall’inizio dell’anno

Un 27enne si è impiccato in cella. Il 26 luglio c'era stato un tentativo di rivolta da parte dei detenuti

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PRATO – Un altro detenuto, un 27enne, si è suicidato in carcere, stavolta alla Dogaia di Prato. Si è impiccato nella serata del 27 luglio nella sua cella. Nonostante l’immediato soccorso è morto poco dopo all’ospedale cittadino.

È il sessantesimo suicidio di un detenuto nel corso dell’anno, il terzo in poche settimane in Toscana, dopo i casi di Firenze e Livorno.

A stigmatizzare la situazione la Uilpa Polizia Penitenziaria: Solo 27 anni, italiano, alcune condanne definitive con fine pena nel 2032, si è impiccato ieri sera nella sua cella della casa circondariale di Prato – dice Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato – Subito soccorso e condotto in ospedale, è spirato poco dopo. Si tratta del 60esimo suicidio di un detenuto nel corso dell’anno, cui vanno aggiunti sei appartenenti alla polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Una carneficina mai vista in precedenza”.

“Così, mentre per il sottosegretario al sinistero della giustizia, con delega ai detenuti, Andrea Ostellari, le carceri sono regolamentari e non c’è sovraffollamento, il guardasigilli, Carlo Nordio, parla di problema del sovraffollamento da affrontare con raziocinio. Esattamente quel raziocinio che non si rinviene nelle loro affermazioni contrastanti e nelle farneticazioni del sottosegretario, spintosi, evidentemente, fino a smentire il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che solo qualche giorno fa aveva definito la situazione penitenziaria indecorosa per un paese civile”, aggiunge il Segretario della Uilpa Pp.

“Siamo stanchi – conclude – delle stomachevoli chiacchiere del governo, servono immediati provvedimenti o l’estate sarà tragica con il rischio di avere in autunno macerie al costo di vite umane rispetto alle quali non possono non esserci responsabilità”.

Venerdì sera proprio nel carcere di Prato c’era stato un tentativo di rivolta sedato solo alle 2 di notte dopo un blackout e i detenuti barricati nelle celle.

Rabbia e sconcerto sull’episodio è stata espressa dal garante dei detenuti, Giuseppe Fanfani: “Siamo al 60esimo suicidio in Italia da inizio anno, il terzo alla Dogaia dove già venerdì scorso si è registrata una rivolta. È una strage infinita, una vergogna generale. Il dramma di questo giovane ragazzo è il dramma di tutti i detenuti. Nelle carceri italiane il sovraffollamento, per assurdo, diventa marginale. Manca di tutto. Soprattutto manca il rispetto del dettato costituzionale secondo il quale la pena deve rispondere a criteri di umanità e deve tendere alla rieducazione”.

“E manca la speranza nel futuro – conclude la nota – Tanto che il suicidio diventa la fine inevitabile di situazioni drammatiche che ancora restano inascoltate”.

© Riproduzione riservata

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