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LIVORNO – Una lunghissima fiaccolata per la Palestina ha attraversato Livorno.

Una lunghissima fiaccolata ha sfilato fino al Comune, con il sindaco Luca Salvetti, con la sindaca di Collesalvetti Sara Paoli, il vicesindaco di Cecina Alessandro Bechini.

Un lunghissima fiaccolata che mercoledì 17 settembre ha attraversato il centro della città partendo da piazza Cavallotti. Promossa da Cgil, Uil, Comune di Livorno, Pd, M5S, Livorno Civica, Avs, Rifondazione Comunista, Legambiente, Anpi, Anppia, Arci.

Tanta, tantissima gente, una partecipazione molto importante così come era avvenuto a Livorno due settimane fa, con il lungo corteo snodatosi fino al porto. In corteo anche il segretario della Federazione Pd Alessandro Franchi, il consigliere regionale Francesco Gazzetti, il gruppo Emergency Livorno.
Per chiudersi ai piedi del palazzo della Provincia.

Gianfranco Francese, segretario provinciale Cgil Livorno: “A Gaza c’è uno sterminio che non solo avviene nelle forme peggiore. Netanhyau è un criminale di guerra. Stiamo con quella parte della popolazione di Israele che si ribella al nazista e fascista Netanyahu”.

Luca Salvetti, sindaco di Livorno, ha ringraziato la città presente: “A differenza di altri conflitti che ci sono nel mondo, ciò che accade in Palestina finisce per incidere profondamente nei rapporti tra le persone che vivono qui, in una città che da sempre ha uno stretto legame con l’ebraismo che è componente forte della storia, delle tradizioni e della società livornese”.

Poi Salvetti: “Ci sono modi diversi per la comunità ebraica livornese di vivere questo difficile momento legato al conflitto in medio oriente e al massacro in atto nella striscia di Gaza. Si può, come hanno fatto da tempo alcuni esponenti dell’ebraismo integralista livornese, maledire tutto e tutti, accusare la nostra città di essere antisemita. Io a questo, non ci sto. Negare le migliaia di morti, i bambini trucidati e un territorio raso al suolo, negarlo mentre si odia chi manifesta per la pace e perciò che accade ai civili inermi”.
“C’è poi un altro modo. Si può soffrire in silenzio, come accade per molti, cercando di combattere dentro di sé il malessere e l’imbarazzo nel vedersi intrecciare sentimenti opposti come l’amore per il proprio popolo e la propria religione con il disgusto per quello che Netanyahu e i governanti dello stato d’Israele stanno perpetrando nei territori della Palestina e degli altri Paesi presi di mira”.
Spiega il sindaco di Livorno: “Si può infine scegliere una terza via. C’è la terza via che a me pare quella più umana in assoluto, da apprezzare e a cui rendere omaggio, una via che però in generale nel nostro Paese e in tutto il mondo e anche a Livorno stenta ad essere considerata e proposta. Sto parlando dell’ammissione della colpa per un genocidio e voglio significare che le colpe non sono proprie di chi le ammette o di un intero popolo o di chi professa una religione, ma è colpa di chi pro tempore si trova a guidare gli israeliani e ha trasformato la reazione per il tremendo atto terroristico del 7 ottobre in una vera e propria vendetta”.
“In questa direzione sono andate le parole di Ariel Toaff figlio di Elio Toaff, ex rabbino capo di Roma e persona che Livorno conosce molto bene e ha saputo amare e apprezzare. In questa direzione sono andate le considerazioni di tanti personaggi della cultura. Voglio ricordare Jonathan Ofir, direttore d’orchestra che si è espresso in maniera inequivocabile contro Netanyahu. E in questa direzione sono andate anche alcune comunità ebraiche americane, inglesi e francesi”.
“La terza via si può percorrere liberandosi dal macigno che opprime cuore e testa degli ebrei, anche degli ebrei di questa città. Serve dire che l’ebraismo va costruito con i ponti e stare in maniera inequivocabile con il popolo palestinese. Chiedere che gli ostaggi siano liberati e a questa richiesta possiamo assolutamente unirci anche noi. Ma devono chiedere uguali diritti per tutti e un futuro dignitoso di giustizia, pace e libertà. Così facendo tutto diventerà più semplice per noi, per chi soffre e per chi ha questo macigno sulle spalle. E potremo limitare e persino cancellare i danni che un conflitto in terre lontane dalle nostre sa purtroppo provocare anche nella nostra comunità e nella nostra quotidianità una grande angoscia”.