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No Letta, il ko Pd non è colpa di Conte e Renzi. Crollo Lega

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Non è bastato il quadro in modalità tifoseria calcistica Livorno o Pisa donato dal Pd di Livorno a Letta per far vincere il Pd di Letta in una Livorno roccaforte rossa fino alle 23 di domenica 25 settembre.

Non è bastato buttarla in simpatia perchè la simpatia, oltre, stando a queste elezioni, alla mancanza di strategia, non è proprio la dote principale del pisano segretario nazionale Pd.

E perchè non poteva essere quello il tema Pd per non capitolare anche in Toscana al cospetto di un centrodestra che ha trionfato trascinato da Giorgia Meloni.

Il Pd ha perso. E continuerà a perdere visto che di fare mea culpa non ne vuole sapere.

E nemmeno Letta, come coerenza richiederebbe, intende dimettersi in tempo reale.

Soprattutto se, come sottolinea lui stesso, si ha l’onore di chiamarsi Enrico.

Non si dimette nonostante il circa 26% di centrosinistra più il 15,55% di Conte più il 7,74 di Renzi & Calenda faccia più del 44% abbondante con cui il centrodestra ha ribaltato l’Italia al voto del 25 settembre.

Ma la colpa per il Pd è sempre degli altri.

Stavolta è di Conte, Renzi e Calenda.

Sono loro per Letta responsabili di aver fatto vincere Meloni.

Davvero?

Puntò il dito e il no il segretario Pd contro Conte, autore per Letta di lesa maestà nei confronti di Draghi.

“Se siamo arrivati al Governo Meloni è perchè Conte ha fatto cadere il Governo Draghi”, è l’analisi post voto di Letta.

Dimenticando che le elezioni erano aperte anche a una vittoria Pd.

contro Renzi, autore del memorabile (per Letta) “stai sereno”, con un’ennesima motivazione per non allearsi col fiorentino leader di Italia Viva.

Con Calenda il matrimonio è durato poche ore, poi Calenda a Letta ha preferito Renzi.

Non si dimette Letta, posticipa l’addio alla leadership Pd in occasione del congresso.

Poi si vedrà se così sarà.

E annuncia la solita frase di “opposizione dura e intransigente” che fa più ridere che sorridere.

Letta ha sbagliato molto.

In una campagna elettorale in cui il Pd ha portato avanti come grande tema il solito j’accuse contro il centrodestra, per l’occasione diventata destra in modo da non sbandierare in sovraesposizione la parola fascismo, troppo abusata come grande tema nelle precedenti tornate elettorali.

Invece di spiegare al meglio le proprie proposte (c’erano?) il Pd ancora una volta ha ritenuto opportuno cercare di gambizzare quelle di Meloni e Salvini.

Con cui, dettaglio non di poco conto, Letta è stato allo stesso tavolo fino a due mesi fa.

Facendo pure proprie il Pd le proposte altrui. Come il reddito di cittadinanza figlio del M5S, diventato uno dei temi forti della campagna elettorale Pd.

Livorno Conte, accolto da un tifo da stadio e in mezzo alla gente senza scorta, ha portato via al Pd oltre il 16%. Una percentuale enorme.

Renzi & Calenda circa il 7% con l’ex sindaco Alessandro Cosimi.

E si badi bene, sarebbe sbagliato considerare i voti M5S del 25 settembre come la metà di quelli ottenuti dal M5S nel 2018.

In realtà per un M5S molto mutato negli anni e arrivato al disastro delle ultime amministrative 2022 (alleato col Pd), il risultato del 25 settembre è una grande rimonta.

Con Conte che ha saputo parlare con empatia alle persone, per ognuna ha avuto ascolto e attenzione.

A Livorno Letta è salito sul palco in piazza Cavallotti, blindatissima, ha puntato il dito contro il centrodestra diventato per il Pd destra e ha ignorato un gruppo di giovani che in maniera molto pacifica ha contestato l’alternanza scuola lavoro con gli studenti morti negli stage. Poi ha salutato con “Viva Livorno e Forza Pisa” e ha portato i fiori alla lapide delle vittime del Moby Prince.

E a Livorno, dato più eclatante della Toscana, per la prima volta nella storia il fortino rosso è stato espugnato dal centrodestra che certo non si è fatto scappare l’occasione delle mancate alleanze Pd.

Discorso Lega e discorso Salvini. La Lega ha avuto una disfatta.

E questa è l’evidenza.

Più che doppiata da Fratelli d’Italia.

E vedremo cosa accadrà all’interno del partito.

Sicuramente la Lega ha pagato il tutti insieme appassionatamente con cui ha sostenuto Draghi.

E probabilmente ha regalato più di qualcosa all’astensionismo.

C’è un punto fondamentale però.

La Lega sta in una coalizione che a differenza del Pd ha capito da tempo quello che è l’abc aritmetico delle elezioni.

E cioè che in coalizione si vince.

Nel 2018 fu la Lega a portare voti in coalizione, FdI era fanalino. Adesso è FdI. Ma i voti restano sempre all’interno dello stesso centrodestra.

Un centrodestra in cui Forza Italia alla fine fa da collante.

 

© Riproduzione riservata

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